Obiezione di coscienza, democrazia, nonviolenza: la Spagna negli anni della transizione e l’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella
di Andrea Maori
Il 15 giugno 1977 si tennero in Spagna le prime elezioni libere, dopo la dittatura franchista. Il paese era attraversato da un intenso movimento democratico; nella società spagnola si avvertiva la voglia di voltare le spalle al regime per affacciarsi all’Europa democratica.
Le indicazioni che uscirono fuori da quelle elezioni furono importanti: la vittoria dei moderati, una buona affermazione dei socialisti e la sconfitta netta del franchismo. Le elezioni furono anche un fallimento per quanto riguardava i comunisti e l’estrema sinistra. La vittoria dell’UCD, la coalizione centrista guidata da Adolfo Suarez, non colse nessuno di sorpresa ed era prevista dai sondaggi. Il successo dei socialisti fu invece considerato quasi un miracolo politico.
Uno dei primi impegni che doveva adempiere il nuovo Parlamento, fu l’approvazione di una nuova costituzione democratica che avrebbe costituito l’ultima tappa della transizione dal franchismo ad uno stato democratico.
In questo quadro la discussione sul riconoscimento costituzionale dell’obiezione di coscienza al servizio militare divenne motivo di lotta politica per il riconoscimento di un diritto, anche in ottemperanza alla dichiarazione universale dei diritti umani.
La situazione, fino a quel momento, era drammatica. Da un lato centinaia di testimoni di Geova letteralmente marcivano nelle carceri spagnole anche per molti anni. Nelle sentenze di condanna i testimoni di Geova vennero processati come rei di un delitto di disobbedienza e in conseguenza si applicò l’art. 328 del codice di giustizia militare secondo il quale il militare che disobbedisce agli ordini dei superiori incorreva ad una pena variabile tra i 6 anni e i 20 anni di reclusione militare. Una volta compiuta la condanna venivano richiamati per compiere il servizio militare e, di fronte ad un nuovo rifiuto, processati di nuovo. Nacque così il fenomeno delle condanne a catena fino a che l’obiettore compiva i 38 anni d’età, cioè il limite di arruolamento ed ottenere così il congedo definitivo.
Da tener presente inoltre che gli imputati non avevano conoscenza degli atti processuali e che venivano processati con la difesa di un ufficiale subalterno che poteva sostenere indifferentemente l’accusa o la difesa. Quindi in pratica non avevano alcuna difesa. Questa situazione gravissima è stata sconosciuta alla totalità della pubblica opinione per tutti gli anni ’60 favorita dalla completa mancanza di denuncia o di pressione nei confronti del Governo da parte degli stessi testimoni.
Solo con l’obiezione di coscienza nel 1971 di un nonviolento Josè Luis Beunza l’obiezione viene affrontata come un problema politico e non più relegato ad una dimensione religiosa individualistica. Quest’azione ebbe un grande significato simbolico che trascese il fatto in se e divenne un’occasione importante per porre a tutta la società spagnola il problema della libertà di coscienza. Beunza rimase in prigione fino a marzo del 1974; fu solo grazie ad un provvedimento di clemenza che insieme ad altri 30 obiettori fu scarcerato.
Da quel momento l’obiezione di coscienza diventerà un tema centrale nella riflessione politica spagnola, per il moltiplicarsi di casi di centinaia di obiettori nonviolenti che pur di non prestare servizio militare decisero di consegnarsi alle autorità militari e di passare mesi ed anni in carcere.
Dal 1976 per ameno due anni, le iniziative nonviolente furono molteplici, vivaci e concrete. La Spagna venne quindi attraversata per anni da un esteso movimento di disobbedienti nonviolenti che rischiavano il carcere.
Quasi quotidianamente, le maggiori città spagnole furono attraversate da manifestazioni pacifiche e nonviolente, in quasi tutte le medie e grandi città spagnole, soprattutto di fronte ai distretti militari. La polizia reagiva anche violentemente ma spesso, di fronte alla resistenza passiva dei manifestanti, si limitava ad arrestarli e trasportarli di peso al commissariato.
Vennero organizzate delle “settimane di incatenamento” continuato, per cui ad un gruppo di arrestati se ne sostituiva un altro fino alla fine della campagna.
Si voleva evidenziare come la forza della nonviolenza consiste nel fatto che smaschera in una maniera evidente ciò che la violenza ha di assurdo. Il fatto di presentare un’azione nonviolenta di fronte ad un’azione violenta provoca che questa rimanga spogliata e che si possa vedere tutta la propria irrazionalità. In questo senso l’azione di incatenamento prolungato voleva essere un segno di solidarietà verso le persone che per motivi di coscienza stavano in prigione.
Alla fine del 1976 – sulla spinta di questa mobilitazione - fu approvato un decreto reale sul’obiezione di coscienza di carattere religioso al servizio militare che fu rifiutato dalle organizzazioni antimilitariste perché non riconosce il diritto all’obiezione di coscienza e non regola l’esistenza di autentici servizi civili come alternativa al servizio militare.
Si incomincia a porre la questione di un servizio civile autonomo rispetto a quanto stabilito dal decreto reale. Molti giovani erano disposti a pagarne conseguenze anche molto pesanti dal punto di vista personale; il governo fece anche una lista di obiettori che aspettando una regolamentazione definitiva, rimasero in libertà provvisoria, ma la situazione non migliorava, anzi peggiorava perché fu denunciato che molto detenuti non ricevevano la visita di nessun giudice, avvocato o autorità militari e quindi nemmeno veniva svolto il processo.
Ma l’obiettivo principale del movimento era quello di ottenere una nuova legge che riconosceva il diritto civile all’obiezione di coscienza ed un riconoscimento costituzionale.
A gennaio del 1977 gli obiettori spagnoli decisero di darsi una organizzazione di coordinamento denominata Movimiento de los objetores y objetoras de conciencia (M.O.C.)
Nel settembre del 1977 fu lanciata una campagna a favore dell’amnistia per gli obiettori e della sospensione dei giudizi dei tribunali militari.
Proprio in quei giorni si stava anche discutendo in varie sedi internazionali le modalità dell’entrata della Spagna nella CEE. Fu allora che Marco Pannella, all’epoca deputato al Parlamento italiano,, andò in Spagna ad appoggiare la causa degli obiettori: In una delle sue prime dichiarazioni disse: “Non è concepibile che la Spagna entri nella Cee senza che ratifichi la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo” e aggiunse che “la legge spagnola è crudele e cruda relativamente agli obiettori”. Per questo avrebbe presentato al Parlamento italiano una proposta per mezzo della quale si sarebbe chiesto che il Governo Italiano doveva dar via libera all’entrata della Spagna nel Mercato Comune solo se avesse firmato la Convenzione sui Diritti Umani.
Il 20 settembre incominciò uno sciopero della fame e della sete per ottenere due obiettivi: da una parte per sollecitare una risposta di qualsiasi tipo alla sua richiesta diretta al Capitano generale della Regione militare di Barcellona di poter visitare gli obiettori incarcerati nel carcere militare di Figueras, divenuto ormai il simbolo della repressione militare in Spagna; la seconda era un atto di buona volontà comunque manifestato che avrebbe dovuto costituire un segno visibile dell’intenzione del governo spagnolo di muoversi in direzione del pieno rispetto dei diritti umani. Per Pannella non si trattava quindi di interferire nella sovranità spagnola: il punto di riferimento era la convenzione dei diritti dell’Uomo.
In quel momento erano quasi duemila i prigionieri militari spagnoli che vivevano una condizione antigiuridica e contraria ai diritti umani fondamentali.
Pannella ebbe la solidarietà di parecchi uomini politici ed intellettuali italiani e spagnoli che firmarono un appello al re, al governo, al parlamento e ad altre autorità spagnole in cui ricordavano che la “Spagna, finalmente rientrata nella comunità dei popoli democratici d’Europa” vi sarebbe dovuta rientrare “anche e prima di tutto per il rispetto degli insopprimibili diritti della coscienza”. Durante la sua permanenza in Spagna seguì i processi militari ed ebbe diversi incontri con esponenti politici spagnoli interessati ad ottenere una legislazione congruente con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Nel frattempo era in corso nel Parlamento spagnolo un dibattito sull’amnistia ma i limiti prospettati - reati con pene non superiori a 5 anni - fecero temere che gli obiettori ne fossero esclusi perché molti di loro erano stati condannati a pene fino a 8 anni.
La fine dell’azione nonviolenta di Marco Pannella, terminata all’inizio di ottobre, fu segnata da alcuni risultati: 1) la disponibilità del governo a regolare l’obiezione di coscienza in Spagna nel giro di poco tempo adattandola alla normativa europea sui diritti umani: 2) la decisione del governo di sospendere un consiglio di guerra previsto a Palma di Majorca contro un obiettore nonviolento; 3) la scarcerazione immediata di un obiettore, cui seguì la scarcerazione di tutti gli obiettori nonviolenti di Figueras nello stesso giorno che a Strasburgo si dibatteva l’ingresso della Spagna nel Consiglio d’Europa.
Era evidente quindi l’intenzione spagnola di non vedere interrotta ogni trattativa per qualsiasi motivo tanto meno per gli obiettori.
Fu comunque abbastanza sorprendente l’atteggiamento di tutta la stampa quotidiana spagnola: appena poche righe nelle pagine interne che informavano quasi incidentalmente del manifesto di solidarietà inviato al re: eppure era firmato da grandi nomi: Moravia, Silone, Alberti, Guattari, Simone de Beauvoir, Barthes, ecc… .
Niente o quasi anche delle prese di posizione dei deputati spagnoli e tanto meno italiani, notevole fu invece lo spazio dato alle iniziative di disobbedienza degli obiettori, all’interno delle quali fu data notizia dell’iniziativa di Marco Pannella.
Ma a partire dall’applicazione dell’amnistia, la situazione incominciò a migliorare decisamente. Il 22 ottobre una sessantina di obiettori furono scarcerati a cui si aggiunsero, il 4 novembre, un’altra cinquantina.
Il 17 novembre fu reso pubblico che il ministero della Difesa aveva distribuito alcuni ordini interni in cui si stabiliva la non detenzione di obiettori mediante una proroga fino al riconoscimento dell’obiezione di coscienza tramite una legge. Di conseguenza furono posti in libertà parecchi obiettori.
Nel 1978, la nuova Costituzione spagnola riconobbe l’obiezione di coscienza all’articolo 30 come manifestazione del diritto fondamentale alla libertà di coscienza riconosciuta e garantita all’interno della più ampia categoria della libertà ideologica prevista all’art. 16 della Costituzione. Si tratta di un vero e proprio riconoscimento di un diritto fondamentale della persona umana, di rango costituzionale, garantito della massima tutela – il ricorso di protezione – che la Costituzione stabilisce per i diritti fondamentali.
Ma solo nel 1984 furono approvate due leggi applicative di questa norma costituzionale, regolamentatrici del regime penale, dei ricorsi giurisdizionali e dei restanti aspetti che delimitano l’esercizio del diritto ad obiettare al servizio militare.
Segnalazioni di articoli
Una rassegna stampa più completa è a disposizione dell’autore
Su Pepe Beunza:
Apoyio a Pepe Beunza, Calendario de la Paz, La lucha no violenta en todo el mundo, 1979; Pepe Beunza i l’objeccio de Consciencia, Olot – Mision, n- 971, 1 novembre 1974;
Sull’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella:
Para apoyo a los objetores. El diputado italiano Pannella, en huelga de hambre y sed, La Vanguardia, 21 settembre 1977; Pannella a Madrid dal presidente della Camera, Corriere della Sera, 23 settembre 1977; Intervento di Mancini a sostegno di Pannella, Il Tempo, 24 settembre 1977; In Spagna solidarietà a Pannella, La Repubblica, 25 settembre 1977; Un appello di intellettuali a favore di Pannella, Corriere del Popolo, 25 settembre 1977; Interviene il leader socialista spagnolo. Gonzales invita Pannella a interrompere il digiuno, La Stampa, 25 settembre 1977; En solidariedad con Marco Pannella, Girona: huelga de hambre de dos objetores de conciencia, El Correo Catalan, 27 settembre 1977; In risposta alle varie iniziative. Pannella ha rotto il digiuno per 12 ore, Il Giorno, 27 settembre 1977; Deputati spagnoli sostengono le richieste di Marco Pannella, Corriere della Sera, 27 settembre 1977; Mas, objetores en huelga, Diario 16, 28 settembre 1977; Pannella muy grave. Espera un gesto de buena voluntad, Mundo Diario, 29 settembre 1977; El diputado Pannella sugue en huelga de hambre, Informaciones, 30 settembre 1977; Llego a la isla esta madruga. Panella llego hambriento a Mallorca, Union express, 30 settembre 1977; Pannella continua lo sciopero della fame. Un appello di Nenni e Palme per gli obiettori spagnoli, 2-3 ottobre 1977, senza indicazione della testata; Persiste en su actitud de no comer. El italiano Marco Pannella abandona la helga de sed, Diari de Barcelona, 2 ottobre 1977; Pannella volviò a Italia, 5 ottobre 1977
Sulle iniziative degli obiettori nel 1977:
Libres los 35 objetores detenidos el sabado, Telex/express, 23 maggio 1977; Objectors encadenats, Canigo, 28 maggio 1977; Siete jovenes se ecandanerano ayer en la plaza de la Constitucion, Sur, 31 maggio 1977; Los objetores de conciencia piden el reconocimento de sus derechos, La Vanguardia, 1 luglio 1977; Obiettori dimostrano al consolato di Spagna, La Stampa, 15 luglio 1977; Amnesty asistirà al Consejo de Guerra: Entesa: piden suspension del juicio a un objetor, Diario de Barcelona, 16 settempbre 1977; Grupo de objetores ocupan el Ayuntamiento de Vic, Diario de Barcelona, 2 ottobre 1977; Segun el Ministerio de Defenza. Pronto se regularà la objecion de conciencia, Mundo Diario, 2 ottobre 1977; Amnistia: Doce presos politicos y veintidos objetores de conciencia fuerono excarcelados, 25 ottob\re 1977 (senza indicazione della testata); No se detendra’ a mas objetores, Mundo Diario, 17 novembre 1977
Per gli aspetti giuridici della regolamentazione dell’obiezione di coscienza in Spagna: Andrea Maori L’obiezione di coscienza al servizio militare: un diritto in profonda evoluzione, Provincia di Perugia (1987)
12-III-09, notizieradicali