Il testo della dichiarazione di Roma del V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet
V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet
18- 19 Novembre 2009, Roma, Italia
I PREAMBOLO
Il V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet, che si riunisce a Roma il 18 e 19 novembre 2009,
Difende il diritto del popolo Tibetano di avere la loro identità, cultura e stile di vita;
Ribadisce l’impegno a sostegno del popolo del Tibet e del cammino nonviolento che hanno scelto, sotto la guida di Sua Santità il Dalai Lama;
Riafferma il ruolo cruciale giocato dai parlamentari e dagli organi parlamentari nell’aumentare la consapevolezza, all’interno dei governi e delle istituzioni internazionali, della difficile situazione del Tibet e per formulare delle politiche che vadano a beneficio del popolo Tibetano;
Richiama i quattro precedenti incontri del Congresso Mondiale dei parlamentari Pro-Tibet, le risoluzioni e i programmi di azione che hanno adottato e l’impatto delle attività e delle iniziative che ne sono scaturite;
Lavora a favore di una risoluzione della questione Tibetana che garantisca una autentica autonomia per il popolo Tibetano nell’ambito della cornice della Costituzione della Repubblica Popolare Cinese;
PROCLAMA che il messaggio politico del V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet non è anti-Cinese, ma una dichiarazione a sostegno della giustizia e della verità nella sincera convinzione che i popoli Tibetano e Cinese possano trovare un modo di coesistere con rispetto reciproco;
II CONSTATAZIONI
Il V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet,
CONSTATANDO che dall’ultimo incontro V Congresso Mondiale dei Parlamentari pro-Tibet nel 2005 la situazione in Tibet si è deteriorata a causa dell’imposizione da parte del governo della Repubblica Popolare Cinese di misure molto dure nei confronti del popolo tibetano e nei confronti del Dalai Lama e della sua ricerca di autonomia;
MOTIVATI dalle proteste politiche che sono iniziate nel marzo 2008 nelle quali i Tibetani di tutto l’altopiano Tibetano hanno manifestato la loro sofferenza in maniera pacifica e molto intensa, senza precedenti, in risposta alle politiche repressive delle autorità Cinesi;
PREOCCUPATI che le autorità Cinesi abbiano risposto alle proteste con azioni repressive nell’interno altopiano Tibetano, comprese le documentate detenzioni di 735 Tibetani per aver esercitato diritti quali quello alla libertà di parola, di religione, di riunione e di associazione;
INDIGNATI per le esecuzioni di Tibetani senza che siano stati osservati gli standard internazionali per il diritto a un equo processo;
RICONOSCENDO che la Repubblica Popolare Cinese, poiché cerca di essere un membro affidabile della comunità internazionale, deve sapere che il riconoscimento di questo status è associato a doveri e responsabilità di proteggere e di rispettare quelle persone che sono sotto il suo controllo, rispettando gli standard internazionali in tema di giustizia e diritti umani, come previsto nella Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani;
RICONOSCENDO che il governo della Repubblica Popolare Cinese ha una responsabilità morale di rispondere alle legittime richieste del popolo Tibetano tramite una equa amministrazione dello stato di diritto in base agli standard internazionali di giustizia, rispetto per la libertà di religione e di espressione, di protezione del diritto del popolo Tibetano ad esprimere la loro identità culturale e il suo stile di vita, e per l’attuazione di una autonomia genuina;
RICONOSCENDO la recente documentazione da parte degli organi delle Nazioni Unite, incluso l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, il Consiglio dei Diritti Umani e il Comitato contro la tortura, e da parte di governi nazionali e di organizzazioni non governative, di violazioni sistematiche dei diritti umani nei confronti del popolo Tibetano da parte delle autorità Cinesi;
RICONOSCENDO che la Repubblica Popolare Cinese ha firmato e ratificato il Patto sui Diritti Economici Sociali e Culturali, ma esprimendo rammarico per le mancate attuazioni dello stesso, che è la causa fondamentale del malcontento Tibetano;
RICONOSCENDO la necessità di continuare il sostegno nei confronti dei rifugiati fuggiti sia da poco tempo che da molto tempo dal Tibet, molti dei quali sono fanciulli, includendo le aree di assistenza umanitaria, dell’educazione, della salute e della rivitalizzazione degli insediamenti;
PREOCCUPATI dalla degrado ambientale dell’altopiano Tibetano, conosciuto con il nome di“Terzo Polo”, a causa di un cambiamento climatico provocato dalle emissioni di gas serra, dalla mala gestione delle risorse naturali, da parte degli interessi governativi e commerciali cinesi, e il nuovo insediamento dei nomadi Tibetani in comunità stabili, che li separano dal loro tradizionale stile di vita e dalla loro gestione della prateria Tibetana;
RICONOSCENDO che le politiche Cinesi volte a mitigare e adattare gli effetti del cambiamento climatico sull’altipiano Tibetano interessano miliardi di persone in Asia e che il coinvolgimento e l’esperienza dei Tibetani è parte integrante per il successo dell’applicazione delle politiche di cambiamento climatico;
RICONOSCENDO gli inestimabili contributi, finanziari e in altre forme di sostegno, da parte dei governi e dei cittadini del mondo per il benessere del popolo Tibetano e i loro sforzi per sostenere la il rispetto della sua identità, in particolar modo il sostegno ricevuto come nazione ospitante da parte del governo e del popolo Indiani;
RICONOSCENDO che le dichiarazioni internazionali e governative a sostegno del dialogo dopo le manifestazioni di protesta che sono iniziate nel marzo 2008, sono state cruciali nel creare un tavolo per i round negoziali che sono avvenuti nel corso dell’anno;
RICONOSCENDO che affinché i negoziati tra il governo Cinese e i rappresentanti del Dalai Lama siano effettivi è essenziale che il formato dei negoziati sia trasparente e con il coinvolgimento di una appropriata supervisione internazionale;
CONCLUDENDO che Sua Santità il Dalai Lama, nonostante il perdurare dell’occupazione del Tibet, sia sincero nel cercare una “ via di mezzo” per trovare una soluzione politica per il Tibet, e non l’indipendenza;
CONCLUDENDO che il Memorandum sull’Autonomia Genuina per il popolo Tibetano proposto dai rappresentanti del Dalai Lama, rappresenta la sua visione per una genuina autonomia all’interno della cornice costituzionale della Repubblica Popolare Cinese;
PRENDENDO in considerazione le esperienze delle regioni autonome nel mondo, come ad esempio il Trentino-Sud Tirolo in Italia, che hanno dimostrato come i conflitti possano essere superati rispettando i diritti fondamentali di popoli differenti e di minoranze etniche e linguistiche, consentendo loro di esercitare il diritto all’auto-governo rispettando contemporaneamente l’integrità territoriale degli Stati;
AFFERMANDO il valore della nonviolenza nel mitigare il conflitto e le incomprensioni, nonché il potenziale della leadership nonviolenta incarnata da Sua Santità il Dalai Lama per raggiungere la pace e la stabilità nella Repubblica Popolare Cinese;
e
RIAFFERMANDO le risoluzioni e le dichiarazioni fatte in tutti i precedenti Congressi Mondiali dei Parlamentari sul Tibet, incluso il riconoscimento di Sua Santità il Dalai Lama e il Governo Tibetano in esilio come legittimi rappresentanti del popolo Tibetano.
III AZIONI
Considerato tutto ciò, il Congresso ha deciso di:
ESPRIMERE SOSTEGNO per l’instaurazione di negoziati sostanziali tra il governo Cinese e i rappresentanti di Sua Santità il Dalai Lama per trovare una soluzione significativa della questione Tibetana, considerando il Memorandum sulla Autonomia Genuina come una base realistica e costruttiva per tali negoziati;
CHIEDERE ai governi di chiedere alla Repubblica Popolare Cinese il pieno rispetto diritti e le libertà fondamentali del popolo Tibetano e a consentire la loro partecipazione autentica a tutte le questioni che concernono il loro attuale e futuro benessere;
ESORTARE i governi nazionali a riconoscere che il ruolo di parti terze facilitatrici è essenziale per la ripresa del dialogo e per garantire la sua trasparenza;
FARE APPELLO alla Repubblica Popolare Cinese affinché ratifichi il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici;
ESORTARE i governi ad esplorare meccanismi multinazionali per lavorare in maniera collaborativa sulle sfide poste dal cambiamento climatico in Tibet, inclusa la diretta partecipazione dei Tibetani interessati. A tal fine, i partecipanti di questo Congresso redigeranno e pubblicheranno una lettera aperta per esprimere l’importanza chiave del Tibet come il “Terzo Polo” prima della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico a Copenhagen;
IMPEGNARSI a coinvolgere governi e istituzioni per assicurare che Sua Santità il Dalai Lama sia ricevuto adeguatamente quando incontra leader e autorità di governo.
IMPEGNARSI a creare competenze all’interno dei governi nazionali per la diffusione di informazioni e per la realizzazione di politiche sul Tibet, come ad esempio l’identificazione o la costituzione di un ufficio all’interno dell’Esecutivo del governo per trattare la questione Tibetana;
IMPEGNARSI ad identificare i membri di un Network Internazionale di Parlamentari sul Tibet. Il network, in consultazione con il Parlamento Tibetano in esilio, identificherà un Segretariato. Il network faciliterà un più ampio coordinamento tra i gruppi di parlamentari, condividerà le migliori esperienze, e sarà adeguatamente sostenuto per l’avanzamento internazionale di un piano d’azione a breve termine che includa:
1) l’introduzione di una risoluzione o mozione all’interno dei Parlamenti che rifletta gli elementi principali della Dichiarazione del Congresso sul Tibet;
2) la richiesta di un briefing sulle politiche sulla situazione del Tibet portate avanti dai rispettivi governi anche nei fora multilaterali, nell’area dei diritti umani, dell’ambiente, della sicurezza, dello sviluppo, dell’assistenza economica e della situazione geopolitica;
3) la ricerca di un sostegno governativo tangibile a livello nazionale, locale e anche privato a favore di programmi che forniscano assistenza alle comunità Tibetane, incluse sia quelle all’interno del Tibet che quelle in esilio e rifugiate da lungo o breve periodo;
4) l’impegnarsi in scambi parlamentari con i legislatori Cinesi e nella comunicazione verso il pubblico Cinese;
5) visite in Tibet in qualità di membri di una delegazione parlamentare multinazionale, con l’intento di verificare la situazione sul terreno, incluso lo status dei nomadi tibetani e dei prigionieri politici;
6) l’organizzazione di udienze parlamentari nelle Commissioni Diritti Umani ed Affari Esteri con i rappresentanti Tibetani e, se accettano, con rappresentanti del governo Cinese per discutere sulla situazione politica ed umanitaria in Tibet.
7) la promozione di una campagna per ottenere il sostegno , per l’approvazione e la firma di questa dichiarazione da parte dei parlamentari dei governi nazionali e locali, dei partiti politici, dei leaders delle comunità, delle organizzazioni religiose, Nobel per la Pace, opinionisti e tutti i cittadini di buone intenzioni nel mondo.
23-XI-09, notizieradicali