Mina Welby responde al cardenal Tonini

Roma, 14 luglio 2007

 

Eminenza Reverendissima,sono assolutamente d’accordo con Lei che la morte del povero signor Corso Bovio era causata da altri motivi, sicuramente terribili e laceranti. Non voglio assolutamente fare confronti con nessuno. Piergiorgio Welby ha lottato per la vita da quando aveva sedici anni, cioè da quando aveva saputo la diagnosi della sua malattia. Insieme abbiamo lavorato sfruttando ogni nostra capacità per fare altri partecipi di ciò che avevamo acquisito nello studio e con la nostra esperienza. Ma tutto ciò ora non c’entra nulla. La consapevolezza di doversi aspettare una sicura morte atroce per soffocamento credo che sia sconvolgente per ognuno. Piergiorgio si sentiva soffocare da più di un anno. Non ha trovato nessun medico che lo voleva aiutare a poter morire senza soffrire. Da tanto tempo stava discutendo sulle possibilità per malati di certe patologie, come sla, distrofia muscolare, tetraplegia e altre, di una morte opportuna senza sofferenze immani. Sicuramente per molte situazioni non esiste che l’eutanasia, nel senso della somministrazione di un farmaco letale. Ma non sono le uniche situazioni. Solo per aver pronunciato la parola eutanasia è stato condannato. Ma le persone che muoiono per eutanasia in altri Paesi hanno i funerali religiosi o no?  Piergiorgio non aveva bisogno dell’eutanasia come intendevo poc’anzi. Lui ha potuto usufruire dell’articolo 32 della costituzione, che poi non è contraddetto da quel capoverso del Catechismo secondo il quale: “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire.” Welby ha detto ad alta voce e come uomo politico di voler morire. Lo ha fatto anche per indicare alla politica la necessità di trovare una strada perchè tutti i cittadini italiani abbiano il diritto all’autodeterminazione nella scelta dei trattamenti medici e non solo quelli che hanno la fortuna di trovare un medico consenziente.  Per concludere, vorrà dire che anch’io, che appoggio l’eutanasia per quei cittadini che la chiedono un giorno, non avrò il funerale religioso. Ma preferisco avere il cuore aperto per chi chiede pietà negli ultimi istanti della vita confidando nell’infinita misericordia di Dio.