Cara Maria Fida (Moro, ndr.), voglio dirti che capisco perfettamente i timori, le vere e proprie paure, che dici di provare. Accade anche a me, quasi ogni giorno. Timore che si venga contaminati invece di essere noi, a contaminare. Tuttavia sono altrettanto convinta che occorra “governare” queste paure, questi timori; perché il contrario, lasciarsene governare quasi sempre si traduce in pura conservazione dell’esistente. E' vero che ci sono valori da conservare, aspettando tempi migliori perché producano. Ma è altrettanto vero che non possiamo sempre essere noi gli unici protagonisti: quelli che si isolano da un contesto, da quel che succede intorno, e da quel che di buono o di cattivo può succedere. Ti comprendo, ma cerco di spiegare a me, a te, a tutti noi, come oggi sia responsabile governare questi timori, e cercare di navigare in un mare più aperto. Un navigare che ci dovremo conquistare. Forse qualcuno potrà ritenere che sia più utile che noi si rimanga nel nostro orticello: quello che, per altro, da trent'anni cercano di soffocare, distruggere. Io penso che per quello che sta accadendo nel nostro paese, la prospettiva della formazione del Partito Democratico, possa ancora acquisire un valore strategico per i futuri assetti della politica italiana. Questa vicenda ha la potenzialità (o meglio: dovrebbe almeno avere l'ambizione), di connotare il presente e il futuro dell'intera democrazia italiana. Se al contrario, diventerà solo il “duello” tra due oligarchie, indubbiamente sarà un progetto di corto respiro, poco ambizioso, e darà pochi frutti. Se sarà solo questo, avrà allora ragione chi duce che sono al capolinea.
Il problema per noi è far rivivere le ragioni della riforma e della trasformazione non solo della sinistra italiana ma di tutta la politica italiana. Non ho dubbi che se si riuscirà a dare uno sbocco positivo, “aperto”, coraggioso al Partito Democratico, tutto ciò non potrà non incidere anche sugli altri schieramenti politici, sugli altri partiti, sull'intera struttura politica italiana. Questa è la posta in gioco ha spinto Marco a offrire la sua candidatura. Un’iniziativa che ho condiviso subito, perché ne intuivo motivazioni e ragioni di fondo. Ed ero anche contenta che dopo tanti anni fosse lui a proporre la sua candidatura. Perché già nel 1995 ritenevo che il Commissario Europeo lo dovesse fare lui, e invece lui impose me. Poi siamo arrivati alle Liste Bonino del 1999, poi a quelle deludenti e drammatiche del 2001, fino alla Rosa nel Pugno: quando si decise che con Enrico Boselli la rappresentassi all'esterno. Dunque sono contenta che Marco direttamente prenda questa responsabilità e questa iniziativa. E confesso che mi ha letteralmente turbato, che mi abbia proposto una co-candidatura. Mi ha fatto riflettere, ed ora cerco di spiegare perché ho risposto SI. So bene che ci saranno reazioni eleganti e meno eleganti. Chissà, mi dovrò aspettare un nuovo editoriale, il secondo dal titolo “ballerina di seconda fila bis”; è stato un editoriale non proprio elegantissimo, quello di Vittorio Feltri su “Libero”; e torneranno tutti gli stereotipi tipici di una classe politica così maschilista da non saperlo neanche più, di esserlo: lo ha talmente nell'inconscio che non se ne rende più conto. Torneranno, magari, ad evocare il ventriloquo, la stampella, la costola, e tutte le altre stupidaggini. A volte penso che vivo in un paese in cui la classe dirigente sia talmente maschilista da non rendersene neanche più conto. Mi potrà capitare do arrivare a novanta anni, avendo fatto magari la segretaria dell'ONU, ma niente: sarò sempre la costola, la protesi, ecc.
Vorrei però che mi fosse fatta grazia nei prossimi giorni, e si riconoscesse a questa candidatura il suo reale valore di dialogo, di apertura, di volontà di coinvolgimento per il rinnovamento della sinistra italiana, e da lì della politica italiana.
Lunedì depositeremo le firme necessarie per la candidatura alle primarie. Voglio fin da ora ringraziare tutti quegli esponenti dei DS e della Margherita, e quanti senza etichetta, in questi giorni manifestato con la loro adesione, con sottoscrizioni, telefonate, e-mail il sostegno a questa nostra iniziativa. Molti di loro hanno firmato, dicendo che poi, magari, avrebbero votato per Rosy Bindi, o per altri candidati; ma che ci hanno tenuto a dirci che se il primo passo di queste primarie è l’esclusione di uno che è altro da noi, non è un buon punto di partenza. Se c'è bisogno infatti solo di mettere insieme due oligarchie non c'è necessità di primarie, un notaio basta e avanza. Ma se l'ambizione è altra, allora occorre onorare queste procedure di apertura di riflessione, di dialogo, di scontro.
Quindi consegneremo le firme. C’è chi ha alzato steccati, barricate, barriere, affidandosi ad articoli e commi del regolamento. Altri, come il mio amico Vannino Chiti, che ha avuto parole di stima, ma ci ha detto che ci si deve iscrivere al Partito Democratico. Sommessamente: non sono aperte le iscrizioni, e probabilmente al Partito Democratico non è iscritto neanche lui... Altri obiettano: va bene, però devono sciogliersi. Premesso che i due partiti Ds e Margherita ancora non risulta si siano sciolti, anzi paiono vivi e vegeti nelle loro strutture, ritengo stravagante che si chiedano dichiarazioni preventive di scioglimento.
A tutti questi amici e compagni dico che certamente noi siamo un partito biodegradabile. Diversamente da altri abbiamo saputo di volta in volta chiudere, aprire finestre, percorrere altre strade, tentare altre forme organizzative al passo con i tempi... Ricordo bene la polemica sulla “Lista Pannella”: “è così egocentrico che si inventa una lista con il suo nome”, si è detto. Ricordo che l’idea venne quando erano in corso le elezioni americane. Marco disse che il dibattito negli Stati Uniti era su due nomi, che rappresentavano due storie. Per spiegarci con un esempio, per far capire all'opinione pubblica italiana cosa sia questo sistema anglosassone, dove le due persone che si candidano e le loro storie sono quelle che esprimono il progetto complessivo, Marco ci propose di chiamare la lista “Lista Pannella”. Ce ne dissero di tutti i colori, poi vennero la Lista Dini, la Lista Di Pietro, e tante altre. Poi ci siamo inventati i Club, e poi li abbiamo anche sciolti. E ancora: il Partito Radicale Transnazionale, i Radicali Italiani, l'associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino, Non c'è pace senza giustizia. Allora: che cosa dovremmo sciogliere?
Però vogliamo che sappiano, che noi siamo consapevoli, responsabili e aperti a trarre le conseguenze di un eventuale coinvolgimento se sarà un grande progetto. Noi le nostre scelte le abbiamo sempre fatte conoscendone le conseguenze. Non abbiamo mai bluffato. Ma non ci si chiedano però giuramenti preventivi.
Siamo biodegradabili, lo sono le strutture, ma non lo sono le nostre iniziative, le nostre storie, le nostre persone. Queste sono dure come la roccia, che hanno attraversato decenni, magari di minoranza assoluta, di isolamento, e poi improvvisamente, come dicono altri, sono esplose. Come per il finanziamento pubblico di cui oggi ci racconta “La casta”. Ringrazio Gian Antonio Stella, perché spesso scrive: “i radicali non c'entravano”. Non è solo una postilla di stile, e gliene do atto. E in quella battaglia contro il finanziamento pubblico che già prefigurava un assetto diverso dei partiti politici in Italia; che spesso più che partiti sembrano Cda, di affari.
Marco ricorda sempre i suoi punti di riferimento, persone che io non ho conosciuto personalmente. Ma dopo trent'anni di militanza, comincio ad avere anche io i miei punti di riferimento. Non è biodegradabile la storia, le lotte, le iniziative di Gianfranco Spadaccia il suo arresto del gennaio 1975 per le cliniche CISA e l’aborto. Non è biodegradabile la storia, l'impegno, la capacità rivoluzionaria sotto tutti i punti di vista di Adele Faccio. Non è biodegradabile la storia di Adelaide Aglietta: ha rappresentato la parte migliore dell'Italia a quel processo alle Br che senza il suo coraggio non si sarebbe potuto celebrare. Lei ha rappresentato con la sua paura - e quanta ne aveva - la forza, la determinazione, la durezza, la durata di una battaglia che ci ha portato a Enzo Tortora. Cari militanti e dirigenti della Margherita, e dei Ds: se pensate che quelle battaglie non vi appartengano, come quelle sullo stato di diritto e sul giustizialismo, male abbiamo cominciato, e peggio finiremo.
Non sono biodegradabili altri compagni meno noti ma altrettanto timorosi e quindi coraggiosi. Non lo è Antonio Russo. E da lui si arriva Umar Khanbiev, è con noi, lo è perché ha scelto la nonviolenza, perché ha scelto il piano Mashkadov, ed è proprio per questo, per la ragionevolezza di una proposta nonviolenta, ha dovuto, per interessi altri e di regimi altri, essere fatto fuori. Non è biodegradabile nella nostra storia e nel nostro ricordo Andrea Tamburi, che è stato in fondo l'espressione di quella fase del Partito Radicale Transnazionale in cui pensavamo, credendo, che bisognava andare noi a Mosca piuttosto che da altre parti. Non avevamo ancora capito che non avevamo la forza di colonizzare alcunché, ma neanche di sostenerle quelle strutture. Eppure Andrea ci lascia Nikolaj Khramov, e ci lascia la responsabilità di quei due ragazzi che vanno alla manifestazione col simbolo di Gandhi e che poi invitano Marco Cappato alla manifestazione Gay Pride a Mosca. Un percorso non biodegradabile.
Nel vissuto di milioni di italiani, non è biodegradabile la storia di Luca Coscioni e di Maria Antonietta Farina; l'emozione di Piero Welby e di Mina Welby. Sta ora a noi rendere non biodegradabile la storia e il dolore di Giovanni Nuvoli e di sua moglie Maddalena. Con loro, organizzati nell'associazione Luca Coscioni, centinaia di ricercatori, di scienziati, di premi Nobel: chiedono a gran voce una politica dove il diritto di scegliere sia intoccabile, intangibile, non biodegradabile. Cari compagni dei Ds e della Margherita, voi vi volete privare di queste storie, di queste lotte, di queste conquiste, di queste riflessioni? Fanno così paura? O non sono invece le lotte e le riflessioni, il cammino della speranza verso una politica alta e nobile che sappia dare regole senza essere inquisitrice, che sappia dare indicazioni senza essere pervasiva, solo a divieti, nella vita di ciascuno di voi. Volete davvero privarvi come dato componente essenziale di questo nuovo grande Partito Democratico della capacità di evocazione della campagna per la moratoria per la pena di morte? Siete così masochisti o il dato di conservazione prevale a tal punto che deve essere espulso persino un tema, un’iniziativa, una battaglia, lunga di decenni e che possiamo sperare, con la nostra determinazione, arrivi a compimento?
Se vado un po' indietro nel tempo e nella nostra storia: a che pro privarvi di una storia che nasce con la campagna contro lo sterminio per fame nel mondo? Caro Walter Veltroni, a me fa piacere che tu vada in Africa; consenti però che c'è qualche spessore di riflessione su cosa è il problema dello sterminio, da dove nasce e come si può tentare di risolverlo.
Infine: Marco Pannella (e non solo lui: anche Sergio Stanzani e gli altri, più “vecchi”, ma anche i più giovanilisti) lo dicono: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, l'Europa, la patria europea contrapposta all'Europa delle patrie. Questo è il nostro patrimonio... A me sembra una offerta straordinaria. Un'offerta, per non arrivare al capolinea, appunto. Perché a partire da queste storie, da questo vissuto, da queste emozioni, molti altri non del vostro steccato e dei vostri recinti possono riconoscersi, aver voglia di tornare a lottare, impegnarsi, dare il meglio di sé, capovolgendo quello che ieri chiamavo il partito del mugugno, dell'indifferenza, del cinismo, del “sono tutti uguali”. Mi piacerebbe che ascoltaste non solo le nostre ragioni ma quelle dei vostri elettori e dei vostri militanti. Quando le abbiamo vinte non le hanno vinte duemila radicali, ma le hanno vinte perché hanno convinto, spesso prima che si convincesse la classe dirigente. E per questo, perché convinti, vi hanno a loro volta spinto e convinto. Questo è il senso di questa accoppiata, di questa offerta. Che mi auguro che non venga immediatamente cestinata come boutade, come caricatura o non so che altro.
Penso che quello che è in gioco oggi non può non riguardare tutti gli altri soggetti della Sinistra democratica, noi ma anche la RNP, che io continuo a difendere, a volere, a far crescere, anche contro, per non dire in assenza delle altre parti costitutive. E' una sfida cui siamo chiamati tutti, perché solo in questo senso avrà il valore e l'ambizione necessaria. Noi quindi lunedì sera alle nove consegneremo le firme. Fateci grazia di qualche reazione eccessivamente pavloviana. Penso che tutto questo debba far riflettere anche voi.
Infine: voglio dire una cosa invece a voi radicali, a voi che siete qui, a tutti i compagni che si risentono perché mi scrivono mail, con le idee più giuste e anche quelle più strampalate, a cui io rispondo che o rispondo alle mail che sono alcune centinaia al giorno o faccio il mio mestiere, ma come gli rispondi si risentono anche di più: lo dico a tutti, anche a Marco. Io farò politica, faccio politica, farò con determinazione questa iniziativa politica, darò il mio contributo perché questa iniziativa politica, questa nostra candidatura approdi ad un risultato positivo per noi, per il PD, per il paese. Ma è mia fermissima convinzione che questo contributo potrà essere significativo ed importante solo se, e fin che lo sarò, riuscirò a fare bene il ministro come mi sono impegnata a fare perché questo mi avete chiesto. Non disdirò nessuno degli impegni che ho già preso e che sto già organizzando. Come è nel nostro Dna gli incarichi e le responsabilità istituzionali vanno onorati fino in fondo, perché recuperare credibilità. Affidabilità, rispetto, fiducia dei cittadini, che ci abbiano votato o no, nelle istituzioni tutti, a partire da quelle in cui siamo direttamente coinvolti, è un altro tassello culturalmente fondamentale per la riscossa della democrazia nel nostro paese. E per il rilancio – della serie mi spiego con un esempio – della buona politica di quella che si può amare, e di quella che soprattutto si può rispettare. Con questo impegno, con questi limiti, con queste motivazioni, fino in fondo Marco faremo questa cosa. E mi auguro che la buona politica, quella che può essere amata e rispettata dai cittadini, trovi rispetto anche dalle classi dirigenti di chi troppo spesso sa dire dei noi e troppo raramente sa fermarsi a riflettere. Grazie.