La supremazia della nonviolenza e del diritto alla vita
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di Sergio Stanzani Quello che segue è il testo dell’intervento del presidente di “Non c’è pace senza giustizia” Sergio Stanzani alla recente “Conferenza sul ruolo delle seconde camere nelle democrazie federali”. Egregio Presidente Mashaddani, Egregio Presidente Mufti, Egregio Vice Presidente Tayfour,Egregio Vice Ministro Intini, Carissimo Bakhtiar, egregi senatori e onorevoli, porgo il mio più sentito benvenuto da parte di Non c’è Pace Senza Giustizia e del Partito Radicale, a voi e a questa conferenza sul Ruolo delle Seconde Camere nelle democrazie federali e decentrate che abbiamo organizzato insieme alla “Alleanza Internazionale per la Giustizia” del nostro amico Bakhtiar Amin. Non c’è Pace Senza Giustizia è una associazione nata nel 1993 su iniziativa del Partito Radicale - e in particolare di Emma Bonino, oggi Ministro del Governo italiano - con lo scopo di giungere alla istituzione della Corte Penale Internazionale per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Dopo l’entrata in funzione della Corte, la nostra associazione ha ampliato il suo ambito di iniziativa politica alla promozione e sostegno del processo democratico in Medio Oriente e alla promozione della ratifica del Protocollo aggiuntivo alla Carta Africana dei diritti umani e dei popoli sui diritti delle donne, in particolare con una campagna internazionale per il contrasto delle mutilazioni genitali femminili. Come è già stato richiamato da Bakhtiar, l’appuntamento di oggi si inserisce in un ciclo di conferenze dedicate all’Iraq che stiamo organizzando grazie al supporto della Task Force Irak del Ministero degli Affari Esteri italiano, e che ha visto i primi due appuntamenti svolgersi a Venezia, nel luglio del 2006, e a Erbil, nel Kurdistan iracheno, a luglio di quest’anno. Quest’ultimo appuntamento è stato di particolare importanza, perché ha visto la prima storica seduta congiunta del Parlamento Nazionale Iracheno e dell’Assemblea Regionale Curda e la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra le parti per una collaborazione assidua in vista dell’applicazione di quanto prevede la nuova Costituzione irachena. L’obiettivo della Conferenza di oggi e domani, è quello di analizzare come dare attuazione all’articolo 65 della Costituzione irachena, che riguarda appunto la costituzione di un ’Consiglio Federale‘, che comprenda i rappresentanti delle regioni e delle province non costituitisi in regioni. Una legge, adottata a maggioranza dei due terzi dai membri dell’Assemblea Nazionale, regolerà l’istituzione del Consiglio Federale, i criteri di partecipazione e le competenze. Abbiamo deciso di contribuire alla costruzione di questo processo invitando ad illustrare le proprie esperienze di sistemi federali alcuni parlamentari provenienti da altri paesi oltre all’Italia, nonché illustri costituzionalisti ed esperti, con la convinzione che questa possa essere l’occasione per una analisi più approfondita sul tema del federalismo. Intendiamoci, non è che l’Europa sia di grande esempio in materia di federalismo. L’idea di Altiero Spinelli volta alla costruzione della Patria Europea si è perduta nell’attuale assetto di una Europa delle patrie, in cui i singoli Paesi convivono indubbiamente ancora con difficoltà. Anzi, io mi auguro che in questo momento il vostro Paese riesca a cogliere l’occasione per attuare un modello di federalismo efficace e funzionale fino a poter costituire da esempio per l’Europa. Cari amici, ci aspetta un lavoro intenso e, mi auguro, produttivo in questi due giorni: ce ne sono le premesse, le energie e le risorse. Per questo sarò breve e mi limiterò a fare solo alcune considerazioni. Gli aspetti che affronteremo e che affronterete durante i lavori – è inutile nasconderlo - sono particolarmente complessi e anche contraddittori, ma già il solo fatto di essere riusciti a riunire questa assemblea consapevoli come siamo e come siete di questa realtà, denota una convinzione e una determinazione non priva anche di un certo coraggio, tenuto conto delle diversità e delle differenze che indubbiamente contraddistinguono le nostre storie e le nostre culture, soprattutto in relazione alle specifiche diversità e differenze che sono parte costitutiva della vostra regione. E in questo io sono forte e mi faccio forte della mia storia e della mia esperienza radicale. E vi posso assicurare che questa mia storia e questa esperienza sono state messe davvero a dura prova nell’arco di questi cinquant’anni ormai di militanza politica, senza tuttavia andare a richiamare quello che hanno voluto dire nel nostro Paese le vicende del fascismo, sia negli aspetti che hanno caratterizzato il nazismo sia in quelli che hanno caratterizzato il comunismo.Un sistema parlamentare non è di per sé garanzia di stato di diritto, né di rispetto del processo democratico né tantomeno di rispetto e tutela delle libertà fondamentali della persona. Noi radicali siamo entrati per la prima volta in Parlamento nel 1976 per le nostre battaglie per il diritto, i diritti della donna, che hanno portato in un Paese indubbiamente a maggioranza cattolica come il nostro a regolamentare e legalizzare il divorzio e l’aborto. Possiamo quindi parlare di federalismo e di sistemi bicamerali come forme di organizzazione di governo e sono convinto - lo ripeto - che questa assemblea abbia la capacità e la competenza di cogliere le opportunità e trarre i vantaggi che questa occasione offre. Ma non dobbiamo dimenticare che alla base di uno stato plurale e garantista vi devono essere la tutela e la promozione dei diritti fondamentali della persona, nonché della libertà e della giustizia, attraverso la supremazia della nonviolenza e del diritto alla vita. E’ con questa consapevolezza che oggi - e dico proprio oggi, 26 settembre 2007 - il Partito radicale è impegnato insieme al governo italiano nella presentazione di una risoluzione all’Assemblea delle Nazioni Unite per una moratoria universale delle esecuzioni capitali, a coronamento di una battaglia da noi intrapresa da quindici anni e che ci auguriamo possa finalmente avere successo. Questo è certo un dato di continuità con la nostra storia, ma è anche necessario diventi storia di altri, vostra per esempio, perché possa venire meno la prerogativa di uno Stato che può avere il diritto di uccidere a favore invece della nascita di Stati che hanno la responsabilità di garantire il diritto alla vita di tutti, anche del più colpevole tra i colpevoli.E’ anche per questo che abbiamo voluto così fortemente la Corte Penale Internazionale, il cui Statuto non prevede la pena di morte per coloro che si sono macchiati dei crimini più gravi, perché siamo convinti che la giustizia non debba confondersi con il sentimento di riscatto e di vendetta che giustamente le vittime di gravi crimini possono nutrire. Vi auguro quindi buon lavoro, vi ringrazio ancora per essere qui, per il contributo che fornirete ai nostri lavori e auguro anche a tutti noi di poterci rivedere al più presto per fare un ulteriore bilancio positivo dei nostri obiettivi politici.
notizieradicali, 3-X-07. |