Non una o nessuna, ma più tessere I partiti vivono sulla libertà individuale
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di Elisabetta Zamparutti Il vento cupo di antipolitica che spira sul nostro paese offusca, di tutta evidenza, quella diversità politica e organizzativa che sono i Radicali, con la loro deliberata scelta di sostenere le proprie attività con l'autofinanziamento. E a dir poco singolare che un partito, i Radicali italiani, che ha deciso di vivere, con la galassia radicale, un anno politico di straordinaria intensità, lo abbia fatto con poche unità - ripeto: unità - di collaboratori e con poco più di 300 mila euro, senza ricorrere, a differenza della precedente segreteria, ad alcun indebitamento, ma racimolando quei circa 2 mila iscritti che il comitato nazionale aveva individuato essere l'obiettivo minimo. Eppure nessun intellettuale, nessun opinionista, senza neanche quelle eccezioni che pure a volte ci è capitato di incontrare, ha voluto riflettere sul perché di questa anomalia a fronte delle opulenze altrui, vaticane da un lato e partitocratiche dall'altro, con i miliardi dell'otto per mille e con le decine, centinaia di migliaia di iscritti ai partiti e i milioni di iscritti ai sindacati. Sintomo, questa miopia, di un aggravarsi dell'ormai antropologica incapacità di cogliere il nuovo, la prospettiva, la ragionevolezza e, soprattutto, la forza creativa, rivoluzionante della nostra forma organizzativa. Mentre tutti gli altri partiti, compreso quello più famoso di recente costituzione, presunto «nuovo», e quelli che si annunciano attraverso costituenti di varia denominazione, si costruiscono su valori e al massimo su appartenenze ed identità, noi Radicali siamo e restiamo il partito delle finalità, degli obiettivi, che di per sé non rappresentano valori ma mezzi per un fine unico: maggiore libertà per il maggiore numero di persone, libertà di accesso alle risorse personali e collettive. E se abbiamo potuto essere il partito dei risultati del divorzio, dell'aborto, dei diritti civili, dei referendum, della non violenza politica, della vita del diritto e del diritto alla vita, della moratoria, e vogliamo oggi essere il partito dei ceti sociali non rappresentati, degli ultimi del welfare, con un rinnovo e ricambio della propria classe dirigente che non conosce eguali nella storia del nostro Paese, è perché siamo l'unico partito, certamente in Italia, che è nuova e diversa forma organizzativa, una sorta di società per azioni politica, dove l'azione che si compra è la tessera, come scelta individuale libera, responsabile e per questo onerosa. Si può anche a parole predicare il «partito senza tessera» ma la partitocrazia non è solo potere delle tessere, è costituita innanzitutto e soprattutto da quei poteri e metodi di cui neppure il Pd pare voglia fare a meno: i segretari provinciali del partito nominati e non eletti, gli enti di volontariato, di Stato e parastato che rappresentano l'ennesima vittoria degli assetti pubblicistico-corporativi a discapito della centralità dell'individuo e della sua libertà anche nel decidere chi finanziare. Poco di nuovo dunque e molto di vecchio e, per questo, molto lontano dall'opportunità della doppia o tripla tessera che noi Radicali proponiamo quale massimo strumento di espressione della libertà di ciascuno che per noi non può essere prerogativa, monopolio di una sola ed esclusiva associazione politica, ma può e deve potersi esprimere anche in forme e luoghi altri da noi. Perché solo dall'esercizio della libertà e della responsabilità individuale si possono sviluppare gli anticorpi per non divenire «casta», come di fatto solo noi non siamo divenuti, essendo così continuamente capaci di produrre, magari anche con sole poche migliaia di iscritti e militanti, pionieri di terreni inesplorati dell'umana esistenza e del vissuto sociale, nuovo diritto da un lato e moralità dall'altro, grazie anche al fatto che siamo un partito che si organizza anno per anno su obiettivi e non su valori. Per questo si sono iscritti a Radicali italiani nell'ultimo anno per la prima volta gruppi di decine di persone: i liberi farmacisti la cui lotta in questi giorni si rivela in tutta la sua durezza, molti imprenditori Veneti, i riformatori democratici, i giovani socialisti, quasi tutti i deputati socialisti della Rosa nel pugno, a cui si sono aggiunti da poco alcune individualità di socialisti aderenti alla Costituente. Per questo, in particolare sull'obiettivo della moratoria delle esecuzioni capitali, si sono iscritti al Partito radicale importanti personalità come Claudia Cardinale, Giorgio Albertazzi, Franco Battiato, Vasco Rossi, Maurizio Costanzo, Ferzan Ozpetek, Raffaele La Capria, Pasquale Squitieri, Ilaria Occhini, Pino Caruso, Claudio Cecchetto, Carlo Lizzani, Francesca D'Aloja, Angela Missoni, Caterina Caselli, per citarne solo alcune. Hanno tutti voluto prendere la tessera di quello che è il più antico e anche il più nuovo, ed efficiente in termini di risultati ottenuti, tra i partiti esistenti. Se davvero si vuole rinnovare il tessuto disastrato della politica italiana con la costruzione di una autentica alternativa occorre seriamente far tesoro e nutrire questa cellula sana e singolarmente vitale che sono i Radicali. Prenderne la tessera è anche l'aiuto concreto che uno può dare per arginare un vero e proprio piano di annientamento della nostra peculiarità che passa anche attraverso la censura o lo stravolgimento del connotato storico e politico di «radicale» che ci identifica nel nostro paese. |
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Il Riformista del 14 novembre 2007 notizieradicali, 14-XI-07 |