I premi Nobel Capecchi e Smithies alla “Agenda Coscioni” : superare i veti alla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane
di Carlo Troilo
Papa Benedetto XVI ha affermato ripetutamente che ottenere cellule staminali da embrioni umani rappresenterebbe un attentato alla vita, e che gli scienziati che operassero in quel campo andrebbero contro "la presunta intenzione di promuovere la salute umana". Non a caso lo ha ribadito di recente, proprio all'indomani dell'assegnazione dei premi Nobel per la medicina a Mario Capecchi, Martin Evans e Oliver Smithies: tre scienziati, subito ribattezzati "Gli ingegneri del Dna", i quali hanno dimostrato che esiste la speranza concreta di curare malattie oggi inguaribili attraverso lo studio approfondito delle cellule staminali, anche e soprattutto di origine embrionale.
Al lavoro e alle scoperte dei tre scienziati dedica ampio spazio il numero di novembre della “Agenda Coscioni”. Il mensile della “Associazione Luca Coscioni” ha intervistato i due premi Nobel Mario Capecchi e Oliver Smithies. In un editoriale che precede le interviste, il vice segretario della Associazione, Rocco Berardo, osserva che “l'attacco del Papa contro la scienza non ha rappresentato, come al solito, una notizia, ma è stato immancabilmente presentato dai mezzi di informazione come una scomunica senza possibilità di contraddittorio. Ma perché di fronte alle nuove scoperte della scienza in Italia si tende a dar voce alla sola Chiesa Cattolica?”.
"Credo molto fermamente – dice Capecchi a proposito delle interferenze politiche e religiose che soprattutto in Italia limitano la libertà di ricerca - che sia necessario adottare tutte le possibili opportunità. Le cellule staminali umane hanno un potenziale enorme. Non abbiamo ancora raggiunto i risultati che vogliamo, ma il potenziale è assolutamente evidente. Non provare in questa direzione, non sondare tutte le possibilità, sarebbe da irresponsabili. Il problema etico va impostato correttamente, tenendo conto del seguente fatto. La società sarà sempre più composta da ultraottuagenari, e questo farà sorgere un problema enorme. A quell'età la probabilità di contrarre malattie neurodegenerative come l'Alzheimer diventa enorme. Noi non possiamo ignorarlo. Dobbiamo provare ogni via almeno per contenere il fenomeno, per eliminare inutili sofferenze. Ed è questo che stiamo cercando di fare".
Secondo Capecchi, le restrizioni alla ricerca in questo campo poste dal Presidente Bush, e anche quelle vigenti in Italia, "sono del tutto illogiche. Io lavoro solo su cellule embrionali, ma a uno stadio che non le porterà mai a diventare degli embrioni, e tanto meno degli individui. Ho sviluppato tecniche che funzionano assai bene sui topi a partire dalle due sole cellule staminali che si trovano negli embrioni al loro primissimo stadio. Con l'uomo sembra più difficile, ma bisogna provare a trovare il modo". Distinguere tra cellule staminali embrionali e adulte e sostenere che la ricerca sulle une è più promettente di quella sulle altre, secondo Capecchi, “non ha alcun senso. In alcuni casi sembrano più promettenti le adulte (per esempio per la ricerca sui tumori del sangue) e in altri si sono avuti successi con le embrionali (per la produzione di tessuti di organi). La ricerca deve proseguire in tutte le direzioni".
Come in America – conclude Capecchi - “in un futuro non lontano anche l’Italia sarà costretta a cambiare politica. Anche gli individui più devoti hanno il dovere morale di battersi per curare chi già vive e soffre e non solo chi non è mai nato”.
“L'uso delle staminali embrionali – afferma dal canto suo Oliver Smithies - è fondamentale e salverà molte vite. Sono convinto che non passerà tanto tempo e le persone cambieranno idea: l'essere umano è fondamentalmente buono e ama sempre imparare”. Smithies ha condotto una serie di studi in parallelo con Capecchi sulle staminali embrionali dei topi e sostiene che il futuro è la sperimentazione su quelle umane: "Penso – dice nella sua intervista alla “Agenda Coscioni” - che le prospettive dei nostri studi siano enormi e che in futuro saranno ancora maggiori. Non so se ci vorrà un anno oppure 10 o 20 anni, ma so che con le staminali embrionali si apre l'era della - la - per combattere molte gravi malattie, dall'arteriosclerosi al diabete, fino al cancro. E' una strada difficile, ma l'abbiamo tracciata e così potremo aiutare un grande numero di individui. Ecco perché - ed è fondamentale che si capisca - noi contribuiamo a perpetuare la vita anziché distruggerla. Nessuno si scandalizza per i trapianti, con gli organi espiantati da chi è morto in un incidente, e lo stesso avviene con le staminali. E infatti si deve pensare alle migliaia e migliaia di embrioni custoditi nelle banche del seme di tutto il mondo e destinati a essere gettati via. Perché mai ci si rifiuta di usarli? Sarebbe davvero una vergogna sprecarli". Certo – aggiunge Smihies – “la strada è difficile e non so quanto tempo ci vorrà. Ma con questa tecnica della "gene therapy" il mio team ha studiato i meccanismi della pressione alta e della leucemia e le prospettive sono immense: con le staminali embrionali, per esempio, si riproducono le cellule del pancreas e, sostituendole a quelle malate, potremo sconfiggere il diabete. E lo stesso faremo per molte altre patologie. E' il futuro che si apre davanti a noi e lo realizzeremo con le staminali embrionali umane. E le assicuro che non vedo alcun problema morale”.
NOTE: da “Agenda Coscioni, mensile dell’Associazione per la libertà della ricerca scientifica Luca Coscioni”
notizieradicali, 22-XI-07.