Adriano Lombardi : Campione di sport e libertà
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di Marco Cappato* e Rocco Berardo** Siamo riuniti all’Associazione Coscioni per parlare del prossimo Congresso di Salerno, delle presenze che sarebbero importanti. Il primo nome a cui pensiamo è Adriano Lombardi, nostro compagno, amico, Consigliere generale. Sappiamo che le sue condizioni sono gravi. Come tanti malati di sla e di malattie neurodegenerative, un giorno in più rappresenta un aggravamento delle condizioni. Pensiamo di far collegare da casa via internet, con delle webcam, i malati che non possono muoversi. Anche Adriano vorremmo partecipasse, almeno così. Ci diciamo che l’incontro che non abbiamo avuto con Adriano a maggio ad Avellino per il lancio di Agenda Coscioni con Ottopagine (quel giorno non si sentiva bene, ci disse di venire un’altra volta), potrebbe esser fatto nelle prossime settimane. Alle 11.50 a qualche minuto dall’inizio della conferenza stampa di presentazione del congresso proprio nella redazione di Ottopagine con la dirigente dell’Associazione Filomena Gallo e il direttore Bruno Guerriero, arriva proprio da loro una telefonata. Adriano stanotte è morto. Siamo rimasti senza parole, pensando che avremmo dovuto aspettarcelo, ricordando le tante cose fatte insieme e immaginando le tante altre che avremmo voluto ancora fare.. Leggi tutto... La morte di Adriano Lombardi. Un ulteriore impegno a continuare la battaglia per la libertà di ricerca scientifica di Maria Antonietta Farina Coscioni (da Notizie Radicali) Leggi tutto... |
Campione di sport e di libertà
di Rocco Berardo e Marco Cappato:
Siamo riuniti all’Associazione Coscioni per parlare del prossimo Congresso di Salerno, delle presenze che sarebbero importanti. Il primo nome a cui pensiamo è Adriano Lombardi, nostro compagno, amico, Consigliere generale. Sappiamo che le sue condizioni sono gravi. Come tanti malati di sla e di malattie neurodegenerative, un giorno in più rappresenta un aggravamento delle condizioni. Pensiamo di far collegare da casa via internet, con delle webcam, i malati che non possono muoversi. Anche Adriano vorremmo partecipasse, almeno così. Ci diciamo che l’incontro che non abbiamo avuto con Adriano a maggio ad Avellino per il lancio di Agenda Coscioni con Ottopagine (quel giorno non si sentiva bene, ci disse di venire un’altra volta), potrebbe esser fatto nelle prossime settimane. Alle 11.50 a qualche minuto dall’inizio della conferenza stampa di presentazione del congresso proprio nella redazione di Ottopagine con la dirigente dell’Associazione Filomena Gallo e il direttore Bruno Guerriero, arriva proprio da loro una telefonata. Adriano stanotte è morto. Siamo rimasti senza parole, pensando che avremmo dovuto aspettarcelo, ricordando le tante cose fatte insieme e immaginando le tante altre che avremmo voluto ancora fare.
Se ne è andato un grande uomo, la città di Avellino lo sa. Abbiamo potuto incontrarlo e parlarci nei giorni del referendum. Interveniva a Radio Radicale. Venne a Roma al Congresso, volle incontrare Luca e diventare consigliere di quella che da allora fu anche la sua associazione, per far parlare malati, scienziati, medici, cittadini su un obiettivo tanto semplice quanto difficile da affermare nell’Italia di oggi: uno Stato che non vieti la ricerca, restituisca speranza a chi oggi l’ha persa per colpa di malattie gravissime ancora senza cure. Adriano non ha avuto paura di mischiarsi a persone di idee diverse per un obiettivo che era suo: la libertà, per la scienza, di fare ricerca. E per questo non ha avuto paura di immischiarsi con quel radicalaccio di Luca Coscioni. Disse in un suo intervento: “Io non mi sento radicale nel cuore, ma mi sento radicale da ammalato e lo voglio essere fino in fondo”.Si iscrisse così all’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, e subito dopo fu eletto dal congresso consigliere generale. I congressisti, malati e non, lo ascoltavano incantati. Era arrivato a Roma accompagnato da alcuni suoi giovani amici. Tutti eravamo affascinati dai suoi racconti: non sono tanti i malati di sla che possono parlare perché non molto tempo dopo la diagnosi perdono per sempre la voce. E lui con accento toscano passava in rassegna i momenti della sua vita: in campo e fuori. A un certo punto disse: “ma dov’è Luca, lo voglio conoscere”. Luca di già non parlava. I malati di sla però si capiscono: si guardano, si intendono, si riconoscono. Riescono a dire con gli occhi quel che milioni di parole a volte non rendono esplicito e chiaro. Adriano lo capì, e disse a tutti noi in quell’occasione: “a questo punto della mia vita, non posso fare altro se non - visto che lo ammiro e che lui sta combattendo una battaglia che avrebbe bisogno di un numero più grande di persone - seguire l'esempio di Luca Coscioni. Io vorrei che questo esempio lo seguissero molti, non solo a chiacchiere, ma iscrivendosi. Io non ero venuto con l'intenzione di iscrivermi, ma l'ho fatto molto volentieri: pensavo di partecipare a un congresso che dicesse le stesse cose, mi sono accorto che qui oggi non è stato così, cioè, mi sono accorto che c'è qualcuno finalmente che sta dalla nostra parte”. Il nostro rammarico, oggi, che rende ancora più dura la notizia della sua morte, è di non essere stati abbastanza presenti, adeguati alle speranze che aveva riposto in noi e non aver saputo aiutarlo a fornirci nuove idee e nuove parole. Ma quelle parole rimangono, sono un tesoro per il futuro, per l’impegno nostro e di tutti.
Ciao Adriano, campione di sport e di libertà.
notizieradicali, 3-XII-07.