di Luciano Pecorelli
Di per sè è una storia che sembrerebbe minore nella sua “banale normalità”: lui settantasette anni, lei ottantadue. Lei è malata terminale di Alzheimer, ricoverata in ospedale, nulla più intende, nemmeno una devastante sofferenza che la uccide lentamente, troppo lentamente, ma uccide anche lui, l’uomo che la ha amata più della sua vita. Lui non può più vederla soffrire, e quando gli viene detto che non c’è più niente da fare, va mestamente a casa, prende la pistola, torna in ospedale e dopo averle messo, come atto di estrema pietà e d’amore, un asciugamano in faccia le spara. Lo hanno arrestato, soprattutto per evitare atti di autolesionismo, e magari ci crederemmo se non fosse per la notizia che è stato lungamente interrogato, da qualche poliziotto o da qualche magistrato che evidentemente di sofferenza, dolore ed amore sanno poco, troppo poco. E mentre scrivo queste righe, piango, mio anziano amico che non conosco, ma sento straordinariamente vicino al mio cuore. Piango per il Tuo amore perduto per sempre, amico mio, io che l’amore non conosco ma il dolore si, piango per quella sofferenza che è morta con Lei, ma che si rinnoverà in te fino a quando non la raggiungerai.
Piango perché una banda di insensibili governanti e parlamentari, di ogni estrazione politica, continua a giocare sulla vita e la morte di chi soffre, per far cosa gradita ad un Vaticano, che considera fede e speranza solo figlie della sofferenza, recando vergogna a Dio ed offendendo gli uomini. Avrebbero il dovere di legiferare, laicamente, per noi tutti, di riconoscere i nostri inalienabili diritti e renderli fruibili, di fare in modo che ognuno, visto che non sempre può scegliere come vivere, possa scegliere come morire, o in presenza di una malattia che non da scampo e ti dia solo inaudita sofferenza, togliendoti qualche volta la ragione, si possa decidere in maniera pietosa e rispettosa. Ma niente. Non solo lo impediscono, ma minacciano pure la crisi, spalleggiati da una chiesa e da un pontefice,che ci mostrano il Cristo solo come portatore di redenzione nel dolore. Vergognoso. Vergognoso che solo i Radicali dell’Associazione Coscioni, e pochi altri si pongano ogni giorno il problema di chi soffre.
Vergognoso che Benedetto XVI umili la nostra coscienza e la nostra conoscenza con atti volgari e repressivi, con arroganti divieti. Ma ancora più vergognoso è che i leader dei due maggiori “cartelli” politici, chiamarli partiti non mi pare il caso, abbiano reagito all’enciclica papale con il silenzio, la muta accettazione, anzi l’appecoronarsi. Ciao mio anziano amico, non posso chiederTi di non soffrire, di non piangere, di non disperarti, non ne ho il diritto. Posso solo dirTi che non sei solo, che noi Radicali Ti siamo vicini, e che qualcuno di noi sta soffrendo con Te, come Te, che hai fatto alla donna della Tua vita il regalo più bello, l’unico che potesse apprezzare veramente, la morte. Il Tuo amore non è finito, dolce e disperato amico, perché le cose meravigliose non possono finire, esso sopravvivrà a Te, e verrà raccontato ai figli ed ai nipoti, perché l’amore, che parola bellissima, è come le fiabe, è come gli occhi della donna amata, è come il suo volto sempre dolcissimo, eterno. E se Dio, aldilà di quello che io penso, esiste davvero, Lei ti sta guardando con infinita dolcezza, e piange lacrime di gioia, mentre sussurra …”grazie amore mio, di avermi amato fino in fondo”. Mentre io piango le mie lacrime di dolore e solitudine.
notiizeradicali, 4-XII-07.