Diciamolo, rendiamolo noto Gorizia non ha vissuto questa vicenda della moratoria soltanto come spettatrice. Ieri al momento del voto alla Provincia di Gorizia si è brindato e festeggiato come può fare chi ha fatto parte di una squadra, magari in panchina, ma pur sempre della squadra.
E’ possibile che da ieri saranno tanti i padri e le madri di questa conquista di civiltà, ma è certo che 3 realtà locali sono state in prima linea ed hanno fatto la loro parte per sostenere un voto delle Nazioni Unite che invitasse tutti gli Stati del mondo a sospendere ad libitum le esecuzioni capitali.
Oggi è il caso di richiamare alcuni passi di questa avventura ed i loro protagonisti.
I radicali dell’associazione goriziana “Trasparenza e’ Partecipazione” da oltre un anno hanno animato conferenze stampa aperte per informare sul significato della moratoria e sul suo andamento.Sempre i visionari radicali a Gorizia hanno dato corpo ad uno sciopero della fame a staffetta che ha visto coinvolte una decina di persone che hanno creduto nella forza della non-violenza e nel dialogo con le istituzioni. Non avendo nulla da perdere: posti, “onore”, valori, favori…) i radicali hanno corso il rischio di rendersi ridicoli con le loro parrucche ed i loro richiami a Gandhi ma una istituzione pubblica: la Provincia di Gorizia, ha deciso di non lasciarli soli.Il presidente Gherghetta non aveva alcun motivo di fare favori ai pagliacci radicali ma si è semplicemente convinto che la politica non dovesse essere passiva rispetto ad una battaglia così importante e l’ha fatta sua.E così la provincia di Gorizia nell’arco di pochi mesi ha dapprima aderito all’associazione Nessuno tocchi Caino, ha deliberato un finanziamento per permettere a 3 studentesse universitarie della facoltà di Scienze Internazionali e diplomatiche: Paola, Federica ed Alessia di fare un tirocinio presso le Nazioni Unite ( a gennaio 2008 in Provincia si terrà una conferenza-testimonianza alla presenza di D’Elia e le tre studentesse), ha coordinato momenti di dibattito alla presenza di Sergio d’Elia fondatore di Nessuno tocchi Caino e, come non citare, ha fisicamente costruito un ARCO della VITA contro la morte e lo ha tenuto illuminato per quasi 2 mesi.Viva la Provincia di Gorizia, nel senso che una provincia del genere non è un ente inutile ma un ente vivo e utile.Nel corso dei mesi la battaglia per la moratoria ha fatto diventare compagni di strada anche gli amici, detenuti ed ex-detenuti della comunità arcobaleno con la presenza di don Alberto de Nadai che da anni si occupa e preoccupa dei diritti umani e dei più deboli..Le 3 realtà si sono sostenute a vicenda ed oggi possono davvero dirsi compagni perché insieme hanno spezzato il pane della vita contro la morte.Questa vittoria è da dedicare in parte anche ai goriziani che in questi mesi hanno partecipato a tutte queste iniziative.
Un esempio tra tanti: l’artista Marco Bernot ha voluto dedicare una sua opera intitolata “cristo morto” alla associazione Nessuno Tocchi Caino ed oggi questo suo quadro, un pezzo d Gorizia, trova posto in quella gabbia di matti visionari che da decenni è la sede dei radicali in via di torre argentina a Roma.
Per info: www.trasparenzaradicale.it, info@trasparenzaradicale.it
notizieradicali, 20-XII-07