Marco Pannella: ´los partidos monocarnet y monodisciplina están superados´

• da La Repubblica del 6 maggio 2008, pag. 12, di Carmelo Lopapa

Marco Pannella, ma come, è già tempo di un «soggetto alternativo al Pd»? I vostri 9 radicali sono stati appena eletti in quelle liste e dite già addio?

 «Iniziamo col dire che la loro forma partito non è chiara. Il caminetto, il loft. La verità è che hanno organizzazione e regole tutte da definire. E poi, la vogliamo dire tutta?

Diciamola.

«A Di Pietro hanno permesso di mantenere un’autonomia e stipulare un’alleanza elettorale che a noi hanno negato. E quando lui ha voltato loro le spalle, subito dopo il voto, annunciando la creazione di un gruppo, al Pd non hanno neanche protestato: segno che erano d’accordo prima. Tutto orchestrato per escludere noi, per impedire ai radicali di dar vita a un soggetto autonomo e alleato col Pd».

Ma col Pd convivete nel medesimo gruppo parlamentare. Ora che farete, andrete via?

«No. E comunque precisiamo. La nostra è una delegazione radicale, all’interno del gruppo del Pd. Ci è stata riconosciuta identità e autonomia. Questo è nei patti con la dirigenza democratica. Formalmente la situazione è questa. Sul piano politico, vedremo come funzionerà».

Intanto, lei lancia il progetto di un soggetto alternativo al Pd, da costruire assieme alla sinistra alternativa ormai fuori dal Parlamento. É così?

«All’Assemblea dei mille di Chianciano ho fatto un ragionamento più articolato. Ho detto che da 54 anni esiste e resiste un modello, quello del Partito radicale, al quale ci si potrebbe ispirare per dar vita con i compagni della sinistra alternativa, o arcobaleno che dir si voglia, e con tutti i liberali che vogliono starci, a un soggetto politico aperto».

Un altro partito ora che il sistema si semplifica?

«Più che un partito sarà un cantiere, con regolari tessere però. Tessera doppia: ognuno potrà militare nella propria formazione, ma anche nel nuovo soggetto. Come i radicali: Benedetto Della Vedova può militare nel Pdl, come Sergio D’Elia nell’Unione della passata legislatura. Il modello è quello».

La doppia tessera fa pensare a una federazione.

«No. La doppia tessera serve solo a valorizzare l’adesione individuale. Non ci saranno delegati dei partiti, al congresso del nuovo soggetto, ma ogni iscritto sarà testa autonoma e pensate, col proprio voto. Gente di sinistra. Ma chi vorrà potrà approdare anche dal fronte liberale del centrodestra».

Non ritiene sufficientemente «aperto» il Partito democratico di Veltroni?

«I partiti mono-tessera e monodisciplina sono superati. Il Pd è l’ennesimo partito standard, per altro dalla forma poco chiara perché in via di definizione. Quello a cui pensiamo invece avrebbe un suo statuto e una sua forma ben definiti».

Le prime reazioni dei vostri interlocutori, i dirigenti della sinistra arcobaleno, sono state un po’ freddine.

«Vedremo. Intanto, Cesare Salvi, autorevole esponente di quell’area, a Chianciano ha chiesto ai radicali di essere componente essenziale della nuova sinistra».

Avete pensato a un nome possibile, per la forza alternativa al Pd?

«Per quanto mi riguarda, possono pure chiamarlo "Giuseppe". Quel che conta è la sostanza. "Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo", per citare Ghandi. Certo, se si chiamasse Partito radicale non ci sarebbe nulla di male. Ma non vogliamo alimentare il sospetto di imperialismo sul progetto. Sarà un cantiere aperto».

6-V-08, notizieradicali