Cada vez que Europa muestra lentitud, dudas, o amenaza repensamientos, Turquía padece contragolpes. De ello está convencida la vicepresidenta del Senado italiano Emma Bonino: «Establecer una relación directa entre un atentato con bomba y las negociaciones de adhesión es ciertamente azaroso pero, en viceversa, no ver ningún nexo, como en el caso de la bomba hecha explotar el pasado domingo, en la vigilia de la reunión de la Corte Constitucional que debe deliberar sobre la ilegalización del partido islámico AKP del premier Erdogan, sería realmente de miopes. En cuanto antes Turquía consiga anclarse en Europa, tener como horizonte a occidente, consolidar una democracia basada en el Estado de Derecho, en cuanto antes saldrá de la zona de confín en la que hoy está relegada. Sobre la entrada, o menos, de Turquía no solamente están fijados los ojos de los europeos sino también los del mundo islámico, sea los de la componente reformadora que puede acometer la adhesión de Turquía para impulsar cambios en sus propios países, sea los de la que espera un fracaso de las negociaciones, en nombre de una politica del tanto peor, tanto mejor».
Chi sono i "nemici" della Turchia?
Oltre a quelli all`interno della stessa Turchia, e per limitarsi all`Unione europea, purtroppo il fronte è molto ampio. Si va da Sarkozy, che asserisce che la Turchia appartiene all`Asia minore, come se l`Unione europea fosse un progetto geografico e non un progetto politico che vede nell`allargamento della democrazia uno dei suoi fattori fondanti, a Cipro - paese piccolo ma che in Consiglio pesa quanto uno grande per il noto problema della divisione dell`isola, alla Germania che ha assorbito le prime ondate di immigrazione turca ed è contraria all`idea che il mercato interno possa inglobare anche l`immensa popolazione turca che è di circa 72 milioni, e in genere a tutta una serie di ambienti politici e culturali ostili all`ingresso di un grande paese musulmano.
Quali sarebbero i "costi" per l`Europa di non avere la Turchia tra i suoi membri?
Anzitutto, alzerebbe una nuova cortina di ferro tra sé e un intero mondo, quello di fede musulmana, dimostrando una sua - nuova - natura di società non inclusiva e intollerante e contribuendo così a restringere l`orizzonte di libertà e democrazia nell`area mediterranea in una fase in cui l`Unione per il Mediterraneo, appena lanciata a Parigi, viene osannata come iniziativa finalmente innovativa perché coinvolge la sponda sud. Questo è l`argomento che mi sta più a cuore ma potrei evocare anche quello economico, visto il valore aggiunto, non soltanto in termini di forza lavoro, che laTurchia porterebbe con sé, basti pensare al ruolo chiave che svolge per il transito dei rifornimenti energetici.Tral`altro, noi non possiamo che invidiare la crescita economica della Turchia, il suo processo di riforme e il livello di apertura dei suoi mercati. Ricordo, peraltro, che la Turchia è trai principali partner commerciali dell`Italia.
Akp partito islamico o Riformatore?
L`Akp, pur con tutte le sue contraddizioni e la sua innegabile impronta confessionale, è il partito che ha puntato il tutto per tutto sull`Europa e su alcune coraggiose riforme adottate dal 2002 in poi. E' evidente che una sua messa al bando oggi bloccherebbe qualsiasi velleità d`integrazione europea. Dietro il processo alla presunta islamizzazione della società turca da parte dell`Akp vi sono, infatti, le forti pulsioni nazionaliste di un retaggio kemalista che vede nell`esercito il suo più forte baluardo, fino alla minaccia costante del tintinnio di sciabole.
Come leggere gli ultimi attentati a Istanbul?
Mi sembra che la riunione della corte costituzionale e l`imminente rinnovo dei vertici militari possano, purtroppo, non esserne estranei. E che l`obiettivo possa essere, magari, quello di andare a elezioni anticipate con un Akp messo fuori legge o per lo meno pesantemente menomato.
Frattini ha ribadito l`appoggio italiano all`ingresso di Ankara nell`Ue.Tanto basta?
La dichiarazione di Frattini è coerente e in continuità con la posizione dei governi italiani che si sono susseguiti, e che è sempre stata molto chiara. Ma la nostra voce rischia di essere sempre più isolata se il processo di adesione rimane così lento, così tortuoso, sempre rimesso in discussione. E quello che ho sempre temuto, vale a dire un`Europa che non ha l`audacia di dire no, né la forza di dire sì, ma che riesce solamente a balbettare la cosa peggiore: un «sì, ma» ripetuto all`infinito.
29-VII-08, S. Oranges, IlRiformista/radicalparty