I radicali sono tradizionalmente partito “filo-israeliano”; il documento “dalla Sinagoga di Firenze” del 2006: “Israele deve essere difeso da se stesso”. L’appello di Vaclav Havel ed altri sulla situazione israelo-palestinese: “c’è un lavoro di promozione dell’appello per cui si sono cercate, e trovate, delle individualità. Ma veniamo al cuore del problema: se queste cose sono affidate solo alle capacità di coinvolgimento di vertici, di individualità –come noi facciamo con i Premi Nobel ma sempre nell’ambito di iniziative militanti con obiettivi politici–” non ci sono molte possibilità. L’importanza invece del manifesto dei dissidenti cinesi “Carta 08”. “Il manifesto Carta 08 è la vera sorpresa importante; ne abbiamo parlato anche con il Dalai Lama, con Samdhong Rinpoche, primo ministro del governo tibetano, e nelle prossime settimane, nelle condizioni estreme nelle quali ci troviamo, credo che il disegno approvato dal Consiglio Generale di far crescere il Partito attraverso un segretariato di coordinamento interno al Partito di tutte le minoranze liberali, democratiche e nonviolente” dovrà essere intrapreso.“Noi siamo ‘i più israeliani’. Certo. Siccome siamo certissimamente molto molto israeliani, vogliamo che due delle nostre iniziative sul Satyagraha giungano a compimento, quella sulla verità a proposito del comportamento truffaldino rispetto al giuramento sulla Costituzione di Bush, e oggi, nella situazione israeliana, assumendoci la responsabilità delle idee che da 25 anni portiamo avanti. Da anni diciamo che la classe dirigente israeliana somiglia oggi moltissimo a quella italiana e quella italiana è caratterizzata da una realtà strutturale desolante”.“L’avere voluto continuare ad ignorare che uno Stato, che oltretutto rappresenta lo 0,2% del territorio nel quale è situato, ovvero il Medioriente, voglia continuare a fare la politica dello Stato nazionale, è una politica suicida e che comporta, per non morire, anche l’illusione di assassinare”. “Queste cose sono dure ma da quanto si legge nel documento dalla sinagoga di Firenze, da quanto detto all’ultimo Consiglio Generale del Partito ma anche durante quello che tenemmo proprio a Gerusalemme durante la prima Intifada, siamo contro la sovranità nazionale assoluta dei nostri Stati e siamo convinti che la sovranità nazionale assoluta è una illusione ed un inganno. Ed oggi abbiamo questa tragedia”.
“Oggi ci sono quelli che protestano contro questa tragedia, essendo pure molto critici della classe dirigente di Israele. Il problema è che, quando ci si trova davanti a problemi storici, sono le idee che contano e la possibilità di perseguirle. Adesso questi stessi critici ricominciano con l’idea dei due Stati. Eppure sono sicuro che ci verrà riconosciuto che avevamo ragione su una cosa, sul fatto che seppure le cose andranno come chiedono questi qui, si interromperà la guerra, magari ci si rimetterà pure d’accordo per i due Stati… Ma io ritengo che quell’accordo cadrà, perché una soluzione che moltiplica le sovranità nazionali dell’area, e radicalizza e rende sempre più profonda la consistenza etnica piuttosto che quella democratica dell’area, è un suicidio ed un assassinio. Quindi o parliamo di politica o no, il nostro non è fatto ideologico”. “L’obiettivo che viene perseguito adesso con lo strumento dell’invasione militare e quello perseguito da quanti si oppongono sono assolutamente due facce della stessa medaglia. Manca un obiettivo politico ideale preciso, una idea che attraversi le varie congiunture. Anche nel momento in cui le migliori ‘road map’ parevano assicurate, abbiamo detto ‘dura poco’, ‘è una balla’, ‘non durerà’. Eppure questa storia ‘continua. Perché? Perché non ci sono idee-forza, come non ci sono per l’Europa e per l’Italia. Mentre ad esempio il Dalai Lama, in Estremo oriente, può avere una funzione vicina a quella avuta da Spinelli ed Ernesto Rossi, dal federalismo mondiale, in Europa e non solo”.L’errore dell’idea di dare “terra in cambio di pace. Io dissi già allora: ‘Voi darete le terre ed avrete pure la guerra’”. “L’attuale classe dirigente israeliana è una caricatura triste e grottesca di quella storica. L’ultimo appartenente forse a quella vecchia classe dirigente era Ariel Sharon, caduto proprio quando sembrava imporre una svolta vera ad Israele”. “Il grido di Sharon che parlava di una ‘pace senza confini’. Rivolgendosi ai suoi disse ‘ma cosa vogliamo? Mantenere i palestinesi per altre generazioni così come lo sono da tre o da quattro?’”. “Oggi coloro che tra gli Israeliani si assumono la responsabilità di dire che la politica attuale è un gravissimo errore, in realtà non sono portatori di una politica alternativa. Nei loro testi c’è una posizione così, ideologica, cioè inconsapevole, per cui comunque non si discute la sovranità nazionale assoluta di Israele che tutt’al più si dovrebbe accordare con un’altra entità nazionale”.Secondo il direttore Massimo Bordin lo Stato di Israele sarebbe, sin dalla sua nascita, ‘non solo uno Stato nazionale, ma qualcosa di più, lo Stato degli ebrei. E’ difficile che un Israeliano rinunci a questa caratteristica’. La replica di Pannella: “Io ritengo che questa analisi in realtà abbia anche un sapore ideologico. Nel senso che, ad esempio, il popolo israeliano, non appena ha avuto per una volta l’occasione di dare un voto ultra-laico ed anticlericale, lo ha fatto subito”. Pannella si riferisce alla fortunata esperienza elettorale dello Shinui, partito laico guidato da Tommy Lapid. “Noi radicali dicemmo: ‘noi voteremmo per quello’, perché c’è corrispondenza tra quella proposta politica ed un popolo israeliano che al 70% dice di voler essere parte dell’Unione Europea, e dunque anche Stato laico”. “Lo Stato è anche quello del suo popolo e della sua maturazione”. “La classe dirigente israeliana, come quella italiana, non ha nulla a che vedere con la popolazione che afferma di rappresentare”. L’inciso sul messaggio di capodanno del Presidente della Repubblica, la cui dichiarata “imparzialità” “esclude non solo Miriam Mafai, ma anche noi radicali, il movimento dei diritti civili e le reazioni del popolo italiano – e cattolico - su Welby ed altro”.“In Italia non c’è democrazia, non c’è Stato di diritto, tanto è vero che non c’è corrispondenza tra l’unanimità della classe dirigente ufficiale e la grande maggioranza dei sentimenti di fondo del Paese, del popolo”. “In Israele i sondaggi del 2001 e del 2007 danno una straripante maggioranza del popolo israeliano a favore della membership del loro Stato all’Unione Europea; allo stesso tempo, alla prima occasione di votare contro quella visione ‘ebraica-tra-virgolette’ che è nei testi iniziali dello Stato ebraico, il popolo israeliano lo fa, consegnando una importante vittoria al laico Shinui”. “Se l’80% degli ebrei è per l’Europa, come pure per una proposta politica completamente laica, vuol dire che lo ‘Stato degli ebrei’ non è più minimamente uno ‘Stato ebraico’. Come afferma Jacques Pohier in altro contesto, anche la dogmatica, senza il sensus fidelium, senza il consenso dei fedeli, non ha senso. Quel richiamo era teologicamente incontestato”.
8-I-09, davidballota.net