Yunnan, ponte e frontiera della Cina verso il Sud-est asiatico

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Dettaglio di una carta di Laura Canali. Scorri l’articolo per vedere la versione integrale.

BOLLETTINO IMPERIALE Retroterra strategico durante la seconda guerra sino-giapponese e crogiolo di etnie, la provincia è la porta di accesso all’Indocina. Il senso di Pechino per il Mekong.

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Questa è la quarta analisi di “Cina-Cine”, il ciclo mensile (interno al Bollettino Imperiale) di articoli dedicato alle aree geopoliticamente più rilevanti dell’Impero del Centro. Le prime tre puntate sono state dedicate al delta del Fiume delle Perle, al Guizhou e allo Shaanxi.


Lo Yunnan è la provincia più variegata sul piano biologico, etnico e culturale della Repubblica Popolare cinese. Per secoli la sua complessa geografia le ha consentito una certa autonomia dal governo centrale. Dalla dinastia Ming in poi il suo territorio montagnoso ha rappresentato allo stesso tempo la frontiera e l’anello di congiunzione tra la Cina e il Sud-est asiatico. Non a caso, la connettività infrastrutturale con l’Indocina è uno dei fattori su cui Pechino conta per far crescere l’economia della provincia, che è una delle più povere del paese.

Carta di Laura Canali

Carta di Laura Canali


Geopolitica dello Yunnan


Lo Yunnan si trova tra la regione autonoma del Tibet a nord-ovest, il Sichuan a nord, il Guizhou a nord-est, il Guanxi a est, il Vietnam a sud-est, il Laos a sud e il Myanmar a sud-ovest. La provincia può essere suddivisa in due regioni geografiche. A occidente quella dei canyon, dove montagne a strapiombo si alternano a strette vallate. A oriente si sviluppa l’altopiano di Yungui (crasi tra Yunnan e Guizhou) plasmato dai processi carsici, dove i corsi d’acqua non sono navigabili. L’altitudine media della provincia è di quasi duemila metri ma nel Nord i picchi più alti raggiungono i cinquemila metri. I fiumi Salween, Yangtze e Mekong attraversano le profonde gole tra le montagne. Tutti e tre originano dall’altopiano del Tibet. Lo Yangtze, prosegue nell’altopiano di Yungui, taglia da Ovest a Est il paese e sfocia nel Mar Cinese Meridionale in prossimità di Shanghai. Il Mekong, superato lo Yunnan si dirige verso Sud attraversando Myanmar, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam, dove si trova il suo fertile delta.


Grazie alla peculiare geografia e alla latitudine tropicale, lo Yunnan è estremamente variegato dal punto di vista naturalistico. Delle trentamila specie di piante rilevate in Cina, la metà si possono trovare in questa provincia. Solo il 6% del territorio è coltivabile, ma le variazioni climatiche assicurano diversi tipi di raccolti, soprattutto quello del riso. La provincia possiede uno dei più grandi giacimenti al mondo di alluminio e produce notevoli quantità di rame. Lo Yunnan è probabilmente il luogo in cui si è sviluppata originariamente la coltivazione del tè e da qui oggi proviene la variante Pu’er. La provincia è celebre anche per la lavorazione del tabacco, la cui manifattura è essenziale per la sua economia. Non a caso da qui proviene anche quello presente nelle sigarette contrabbandate in Europa.


L’orografia ha per lungo tempo isolato lo Yunnan dal resto della Cina, malgrado i suoi abitanti avessero riconosciuto la sovranità dei Qin (221-206 a.C.) e poi degli Han (202 a.C.-220 d.C.). Lo Stato di Dali tenne il controllo di questo territorio tra il 937 e il 1253. Poi fu invaso dai mongoli, che lo incorporarono nel proprio impero. Gli Yuan (1271-1368) del sovrano Kublai Khan lo chiamarono Yunnan, per indicare che si trovava “a sud delle montagne Yunling”, le quali si stagliano longitudinalmente nella parte nordoccidentale della provincia. Il territorio entrò a far parte pienamente dell’Impero del Centro solo durante la dinastia Ming (1368-1644). Questi lo conquistarono nel 1381 e tra il XV e il XVI secolo incentivarono la colonizzazione han e l’assimilazione delle tribù locali, generando frizioni interetniche. Nel 1659, i Qing presero il controllo di Kunming, che oggi è il capoluogo della provincia.

Carta di Laura Canali, 2017.

Carta di Laura Canali, 2017.


Nel XIX secolo, lo Yunnan entrò nelle mire dei britannici via Birmania e dei francesi via Vietnam. Questi ultimi costruirono la ferrovia Hanoi-Kunming per sfruttare le risorse del territorio. La provincia ebbe un ruolo fondamentale durante la seconda guerra sino-giapponese (1937-1945). I britannici usarono prima Burma road, che collegava Kunming e Lashio in Birmania, e poi Stilwell road, che deviava verso l’India, per rifornire l’allora Repubblica di Cina e sostenerne gli sforzi contro l’impero nipponico. Nello Yunnan furono spostati diverse agenzie governative, fabbriche e università. Chengkung, vicino Kunming, divenne la base dell’aviazione Usa tra il 1942 e il 1945. Alla luce di tali eventi, Mao Zedong considerò il Sud-ovest il retroterra strategico per la sicurezza del Nord-est prima e dopo la fondazione della Repubblica Popolare.


Prima dell’apertura della Cina al mondo negli anni Ottanta, la diversità culturale e la natura selvaggia dello Yunnan erano poco conosciute nel resto del paese e nel mondo. Solo dagli anni Novanta, la provincia è stata valorizzata come meta turistica. La città di Lijiang, rilevante sul piano culturale e strategico, è diventata famosa solo dopo il terremoto del 1996, che ha innescato una corsa ai finanziamenti per la sua preservazione. Ora Lijiang è patrimonio dell’Unesco, malgrado il riammodernamento l’abbia trasformata in un distretto commerciale privo di autenticità.


Oggi lo Yunnan è abitato in maggioranza dall’etnia han, ma un terzo della popolazione è composta da una ventina di minoranze. Queste hanno assorbito più facilmente la cultura dell’Impero del Centro rispetto a quelle presenti in altre aree periferiche della Cina, sia per la relativa prossimità geografica al nucleo geopolitico del paese sia per lo stile di vita simile.


Gli uiguri, musulmani e turcofoni che popolano il Xinjiang, conoscono bene la rilevanza strategica dello Yunnan. Tra il 2014 e il 2016, la provincia è stata punto di transito di quelli che volevano fuggire dalla Repubblica Popolare e raggiungere la Turchia. Da qui, diversi soggetti sono entrati in Siria per unirsi allo Stato Islamico o ad al-Qaida. Nel 2014, la stazione ferroviaria di Kunming è stata teatro di un attentato attribuito a una cellula estremista di etnia uigura. Tale attacco e quello avvenuto a Pechino lo stesso anno hanno convinto il governo cinese a rafforzare la campagna antiterrorismo nel Xinjiang, particolarmente contestata negli ultimi mesi, e a interrompere la rotta degli uiguri passanti per il Sud-est asiatico.


Se si esclude l’attentato di Kunming, la provincia si è dimostrata in questi anni di gran lunga più stabile sul piano sociale rispetto al Tibet e al Xinjiang, le due “regioni cuscinetto” rivolte a occidente. Anche per questo Wang Junzheng, che ha rivestito diverse cariche nello Yunnan tra il 1988 e il 2012, è stato da poco nominato membro del comitato permanente del Partito per il Xinjiang. L’organo supervisiona le attività legate alla “stabilizzazione” dell’instabile regione, inclusa la gestione dei “campi di rieducazione” per “radicalizzati”.


Il ponte verso l’Indocina


Lo Yunnan è cresciuto dell’8,9 nel 2018, ma non basta guardare il pil per comprendere lo stato dell’economia in Cina. Nella provincia, che conta 48 milioni di abitanti, quasi quattro milioni vivono ancora sotto la soglia di povertà, la metà di quelli stimati nel 2012. Per favorire lo sviluppo della provincia, Pechino ha lanciato dei piani di sostegno che prevedono tra le altre cose la ricollocazione delle persone meno abbienti in aree più sviluppate.


Soprattutto, il governo punta sulla connessione infrastrutturale con il Sud-est asiatico per valorizzare il territorio. Lo Yunnan è infatti lo snodo meridionale del corridoio Cina-Indocina della Belt and Road Initiative (Bri, o nuove vie della seta). In tale ambito, Pechino ritiene essenziale lo sviluppo di una rete ferroviaria che unisca Kunming, Laos, Thailandia, Vietnam, Singapore e Myanmar (vedi punto 7 della carta a fondo pagina). L’obiettivo primario è ridurre la dipendenza dei traffici marittimi cinesi dallo Stretto di Malacca, sotto il controllo degli Usa. Oleodotti e gasdotti collegano Kunming a Kyaukphyu, dove Pechino sta finanziando la costruzione di un porto in acque profonde. Cina e Myanmar stanno studiando anche la costruzione della rotta ferroviaria tra Musa (stato birmano di Shan) e Mandalay (al centro del paese) lungo la rotta che porta allo scalo marittimo. Tale obiettivo e la presenza di risorse energetiche e minerarie in questo paese spingono Pechino ad appoggiare il processo di pace tra l’esercito e i gruppi etnici armati, alcuni dei quali sono proprio di etnia cinese.


Lo Yunnan ha anche un ruolo essenziale nel progetto della subregione del Mekong (in inglese Greater Mekong subregion) finanziato dalla Banca asiatica per lo sviluppo per migliorare la connettività tra Cina, Cambogia, Laos, Myanmar, Tailandia e Vietnam. Questi paesi allo stesso tempo competono per trarre beneficio dalle risorse naturali offerte dal fiume. Una delle questioni dirimenti è la costruzione di dighe lungo tutto il suo percorso per la produzione di energia idroelettrica. La Cina, che ne ha sette e ne vuole costruire altre, cerca di capitalizzare la sua posizione a monte del fiume. Lo sfruttamento intensivo del Mekong da parte di tutti i paesi può danneggiare il suo fragile ecosistema e le attività ittiche, essenziali per le loro economie. Anche da queste dinamiche dipende il futuro dello Yunnan.

Carta di Laura Canali, 2018.Carta di Laura Canali, 2018