"Era il più buono dei rompicoglioni", Matteo Angioli

Resultat d'imatges de pannella angioliUn nonno? Un padre? Un migliore amico? Un amante? Per oltre tre ore, al Lucano di via di Torre Argentina a Roma, cerco di capire chi fosse Marco Pannella per Laura Harth, 30 anni, e Matteo Angioli, 36.
Ogni volta che provo a dare una definizione al loro rapporto mi rispondono: «No, non proprio».
All’improvviso la trova Laura mentre racconta la prima sera senza di lui a casa di Clemente J. Mimun, amico storico del leader dei Radicali. Mi dice: «La nostra persona».
L’uomo un po’ matto e un po’ genio che con le sue battaglie ha cambiato l’Italia era «cosa loro». «Marco è la famiglia che abbiamo scelto».
Il 19 maggio Pannella è morto in una clinica romana, mentre Laura e Matteo gli accarezzavano la testa, come facevano sempre. Negli ultimi tempi, in tanti si sono chiesti perché questa giovane coppia vivesse insieme a quello stravagante anziano signore. Molto semplice: si volevano bene. Nessun ménage sessuale di mezzo, né strane manipolazioni. Piuttosto una scelta molto libera, difficile da capire perché fatta solo con il cuore: loro si nutrivano della sua genialità, lui respirava il loro amore.
«Ribadisco, non ho mai fatto sesso con Marco», dice Matteo, ridendo.

Laura Harth e Matteo Angioli (LaPresse)Ma per capire questo strano clan, bisogna mettere da parte l’idea tradizionale che abbiamo dei rapporti. Togliersi dalla testa i ruoli classici perché qui tutti si prendono cura di tutti e si è liberi di essere sia bambini, sia adulti, sia folli geni.

Siamo al tavolo di Marco Pannella, nel suo ristorante preferito, a un passo dalla sede dei radicali. Laura (per la cronaca: non è incinta) e Marco mi fanno conoscere un uomo che non immaginavo, che girava per casa in mutandoni e chiedeva consigli su come avere un codino più voluminoso («basta abbassare la testa e pettinarsi al contrario»). Mi fanno leggere i suoi messaggi che sembrano quelli di un adolescente innamorato che scriveva al posto della «c» la «k»: «Ke palle!»; «Noi, insieme forever»; «Baci dal mio lettino». Mi parlano anche di un uomo generosissimo, che ha vissuto per gli altri fino alla fine, per esempio chiedendo «scusa del disturbo» per le urla di dolore che non riusciva più a trattenere.

Inizia Laura. «L’ultimo giorno, prima che arrivasse l’anestesista che lo doveva sedare, mi ha lasciato il suo testamento morale». Queste sono state le sue ultime parole: «Grazie, grazie, grazie. Amore, amore, amore». Poi i farmaci hanno fatto effetto e il loro «Marcolino» ha chiuso gli occhi per sempre.

Mirella Parachini, Emma Bonino, Laura Harth (LaPresse)Il primo a conoscere Pannella è stato Matteo che, folgorato da un suo comizio a Pistoia a soli 14 anni, ha iniziato a scrivergli e ad appassionarsi di politica. Dopo un’esperienza in Nuova Zelanda, nel 2002 si è messo a lavorare per i radicali tra Roma e Bruxelles, diventando il coinquilino del leader. Oggi è membro del consiglio generale del partito.
Poi è arrivata Laura nella vita del giovane toscano, una belga dagli occhi azzurri, tre master e un dottorato in corso. Bellissima. Anche per lei è stato naturale trasferirsi a casa di Marco, nella leggendaria mansarda di via della Panetteria, in cui vivono ancora perché è difficile chiudere quella porta così magica.

A proposito di porta. «Una mattina, ero seduta sul water, quando ho sentito qualcuno aprire quella del bagno». «Bonjooooour», le ha detto Pannella, dandole un bacio sulla fronte. Tra la sorpresa e l’incredulità, coi pantaloni abbassati, Laura ha imparato la prima regola: condivisione totale.

E capitava di litigare per questo motivo. «Era difficile trovare un momento solo per me e Matteo. Eravamo sempre insieme tra casa e partito», racconta lei. «Marco dormiva poco. La sera ascoltava senza sosta Radio Radicale e fumava i suoi Toscanelli. Alcune volte, dopo cena, andavamo in camera nostra a guardare un film e lui impazziva. Così si metteva a camminare avanti e indietro nel corridoio per farci uscire». Voleva sempre condividere pensieri e idee sulla politica e l’attualità. «Ma non bastava ascoltarlo: esigeva risposte preparate, e a certe ore della notte era davvero pesante», racconta Laura.

Mirella Parachini e Laura Harth (Ansa)Matteo saluta tutti. La strada è un via vai di radicali che si conoscono da una vita. «Se fosse qui aprirebbe le braccia e direbbe “Vieni”, col suo sorriso dolcissimo. Mi manca molto, era il più buono dei rompicoglioni», dice Matteo con gli occhi lucidi. «Un sacco di volte lo abbiamo mandato a quel paese, e lui a noi. È stata questa la chiave del nostro rapporto. Quando gli dicevamo “Marco, stai esagerando”, alzava le mani in segno di resa. Era formidabile».

A casa c’erano tanti momenti divertenti, come quando Pannella cucinava «i suoi buonissimi piatti-bomba fatti con chili di burro e olio», racconta Matteo. «Stava ai fornelli anche durante i digiuni e qualche volta è successo che facesse la pasta per i suoi amici gabbiani. Amava pure loro».

Vivere con Einstein, uno dei tanti soprannomi, voleva dire conoscere il Dalai Lama e uscire con Vasco Rossi. «Con Marco la quotidianità era straordinaria e noi cercavamo di imparare il più possibile da lui. Ma se non sei un genio, tutta questa ricchezza a volte è incontenibile», dice Laura.

Ed è anche per questo che nell’aprile del 2015 la coppia si è trasferita a cinquecento metri da casa sua. La prima sera nel nuovo appartamento, Matteo ha mandato un messaggio agli amici più stretti: Pannella, Mirella Parachini, la compagna storica, e Claudio Santini, il suo medico. «“Prima cena a casa nostra”. Mentre gli altri mandavano gli auguri, Marco ha risposto: “Ragazzi, scusate il ritardo, sto arrivando”». E un quarto d’ora dopo era seduto al loro tavolo a brindare. «Alla fine è stato bello così, ma lui non aveva davvero capito che era una cosa a due. Noi eravamo un trio, punto».

In via della Panetteria sono tornati a marzo del 2016, quasi cento giorni prima della sua morte. «È stato naturale. Marco stava male e aveva bisogno di noi», racconta Matteo. «Abbiamo dormito nel suo letto per fargli compagnia». Ma già lo facevano prima. «Spesso è successo che ci chiedesse di stare tutti e tre nel lettone perché non gli piaceva stare da solo. Passavamo serate bellissime a parlare di tutto».

Marco Pannella ha dedicato anche i suoi ultimi giorni alla politica. «Nonostante i dolori, ha voluto incontrare i leader italiani per portare avanti le sue campagne: lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza», racconta Laura. Quando chiedo a Matteo chi sarà il prossimo leader del partito, lui scuote la testa: «Il punto sono le campagne per cui noi stiamo lottando, non i capi». Negli ultimi mesi, Marco ha registrato e scritto molto, e ha chiesto ai due amici di aiutarlo a raccogliere questo materiale e «a ottobre uscirà un libro con Mondadori, appena dopo il matrimonio», racconta Matteo.

Il matrimonio di chi? «Il nostro», risponde felice Laura. «Marco avrebbe dovuto farci da testimone», e si blocca. «Ma sai che in qualche modo lui ci sarà», le risponde Matteo. «Yes, l’abbiamo sempre detto: he is larger than life». Più grande della vita.

http://www.vanityfair.it/news/politica/16/06/15/marco-pannella-angioli-laura-harth-storia

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