intergrupo parlamentario para invitar al Dalai Lama

Roma: ore 11, conferenza stampa, appello di 165 deputati a Bertinotti: Il Dalai Lama parli alla Camera

Roma, 21 novembre 2007

Domani 21 novembre, alle ore 11, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, una delegazione dell’intergruppo parlamentare per il Tibet presenterà un appello, promosso da Benedetto Della Vedova, Presidente dei Riformatori Liberali e parlamentare di Forza Italia, e sottoscritto ad oggi da 165 deputati, in cui si chiede al Presidente della Camera di invitare il Dalai Lama ad intervenire nell’aula di Montecitorio, durante la visita che questi terrà in Italia intorno alla metà del mese di dicembre.

Alla conferenza stampa, con Benedetto Della Vedova saranno presenti i parlamentari: Bruno Mellano, Rosa nel Pugno, coordinatore dell’intergruppo parlamentare per il Tibet; Luana Zanella, Verdi; Nuccio Iovene, Sinistra Democratica; Carmen Motta, Ulivo-PD; Alessandro Forlani, UDC; Marco Zacchera, AN; Pietro Folena, Rifondazione Comunista.

notizieradicali, 21-XI-07.


La comunella dei vigliacchi teme il Dalai Lama

di Francesco Pullia

E così il Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, guida spirituale e politica del Tibet che non vuole piegarsi al genocidio perpetrato dai cinesi, un uomo dal sorriso contagioso e dalla stretta di mano piena di calore che dal 1959 è costretto a vivere dolorosamente in esilio, fa tanta paura da creare serie preoccupazioni a Prodi, Bertinotti, Formigoni, presidente della Regione Lombardia, nonché addirittura a Benedetto XVI.

Che avrà mai di strano questa splendida figura che da sempre ama definirsi un umile monaco buddhista, che incarna non solo lo spirito di Chenresig (in sanscrito Avalokiteshvara), Bodhisattva della Compassione, ma di un intero popolo vessato, straziato, massacrato ma non piegato dalla ferocia del colonialismo cinese?

Quali pericolosissimi messaggi subliminali può trasmettere questo mite ma tenace propugnatore di amore, tolleranza, nonviolenza che, anziché inneggiare alla resistenza armata, come fanno invece gruppi tanto cari ai nostri dilibertiani, propugna con convinzione il dialogo nei confronti dei carnefici pechinesi (non si offendano gli omonimi cani, per carità!) e rivendica per la propria terra non indipendenza ma autonomia?

Perché imbelli e vigliacchi solo a sentire nominarlo, tremano tanto da temere come un appestato questo straordinario testimone di verità il quale, tra l’altro, consiglia agli occidentali di non abbandonare le loro tradizioni religiose ma, anzi, di approfondirle e metterle in pratica? E, ancora, come mai i vertici del Grande Oriente d’Italia fingono di non ricordare che circa vent’anni fa venne giustamente insignito dal Gran Maestro Virgilio Gaito dell’ordine di Galileo Galilei, massima onorificenza massonica?

La risposta è semplice e riassumibile in una parola: terrorismo. Sì, perché le minacce cui la tigre di carta cinese (per una volta tanto ricorriamo alla celebre metafora maoista) ricorre nei confronti dei governi occidentali ogniqualvolta l’esponente tibetano si reca nei loro stati sono atti di vergognoso terrorismo e come tali dovrebbero essere considerati e condannati ufficialmente dall’Unione Europea e dall’intera assemblea delle Nazioni Unite.

E’ vomitevole e raggelante che la cricca dittatoriale cinese, responsabile ogni anno dell’assassinio di migliaia di prigionieri, negatrice di diritto in casa e fuori, aperta sostenitrice delle peggiori satrapie planetarie,  pretenda arrogantemente di condizionare le scelte civili degli altri paesi ricorrendo al ricatto della rottura dei rapporti economici e minacciando pesanti ritorsioni. Ed è altrettanto deprecabile che i governi occidentali, purtroppo senza distinzione di colore politico, si lascino trattare in modo così sprezzante e umiliante. Siamo convinti che saggi come Rossi, Spinelli, Adenauer, che tanto hanno speso la loro vita per progettare e costruire l’Europa, si stiano rivoltando nelle loro tombe. Proverebbero senz’altro ribrezzo se avessero modo di ascoltare le parole di Formigoni. E che dire, poi, della formidabile uscita delle rifondarole Vladimir Luxuria e Titti De Simone che salomonicamente (ma sarebbe meglio salamicamente, da salame) hanno consigliato di non ospitare il Dalai Lama nell’aula di Montecitorio, come invece venne fatto quando si recò in visita Giovanni Paolo II, ma di depistarlo in un altro ambiente parlamentare?

Che squallore! Un plauso incondizionato, invece, a Benedetto Della Vedova, Bruno Mellano e agli altri 163 parlamentari che hanno indirizzato al presidente della Camera, Bertinotti, una lettera affinché non si lasci intimorire da alcuna pressione e riceva ufficialmente il leader nonviolento. Onore anche a Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, per la sua motivata determinazione all’accoglienza. Nella speranza e in attesa che il buonsenso prevalga consigliamo, intanto, di leggere approfonditamente l’ultimo libro, appena pubblicato da Sperling & Kupfer nella traduzione dell’instancabile Piero Verni (fondatore dell’Associazione Italia-Tibet), di questo Gandhi dei nostri giorni: “La mente illuminata”. Un titolo emblematico per una classe politica la cui coscienza risulta oscurata da meretricio e putridi tatticismi.        
 
notizieradicali, 23-XI-07.


 

Dalai Lama, Mellano: il Parlamento non partecipi alla congiura del silenzio contro il Dalai Lama
L’Italia segua l’esempio di Germania, Canada e Stati Uniti.

22 novembre 2007

• Dichiarazione di Bruno Mellano, deputato radicale della Rosa nel Pugno e coordinatore dell’Intergruppo parlamentare per il Tibet

L’appello sottoscritto da 165 colleghi per un intervento del Dalai Lama alla Camera esprime – io penso – una posizione condivisa dalla stragrande maggioranza dei deputati e dei gruppi parlamentari.

Sappiamo che il Dalai Lama, se gli fosse data la possibilità di intervenire, non pronuncerebbe mai parole di inimicizia nei confronti della Cina e non ricambierebbe, con la stessa moneta, le espressioni di odio e disprezzo che le autorità di Pechino riservano alla sua figura.

Poiché comunque è evidente che, dopo quanto è avvenuto con la Germania, gli Usa e il Canada, una presenza ufficiale del Dalai Lama comporterebbe un serio problema politico con la Cina, sono perfettamente consapevole della “gravità” della richiesta avanzata al Presidente della Camera, analoga, peraltro, a quella che, sempre per iniziativa dell’Intergruppo Tibet, ha ricevuto nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio Prodi.

Purtroppo, però, è la situazione ad essere grave. L’Italia deve scegliere se partecipare alla congiura del silenzio e dell’isolamento del Dalai Lama ordinata da Pechino, oppure se rompere il fronte, come ha coraggiosamente fatto, tra l’altro, il più grande paese dell’Unione Europea. E per questa opzione sono convinto che propenda la grande parte del Parlamento e dell’opinione pubblica italiana.
 
notizieradicali, 23-XI-07.


23-11
Dalai Lama, Torino sfida Pechino
di Maurizio Tropeano (La Stampa)
23-11
Il Dalai Lama a Roma, una visita che «scotta»
di Gabriel Bertinetto (l'Unità)