discapacitados y presos: el voto es un derecho

Disabili e detenuti, il voto è un diritto
di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, candidata nelle liste del Pd; Ileana Argentin, Consigliere comunale a Roma, delegata per le politichedell'handicap, candidata nelle liste del Pd; Marco Cappato, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni.

Caro Giuliano Amato, anche quest'anno una fetta consistente di elettori sarà esclusa dal diritto di voto. Si tratta sia di coloro che sono costretti in casa perché immobilizzati da gravi invalidità o malattia, sia di migliaia di detenuti che, pur non avendo perso i diritti civili, non possono votare per mancanza di informazioni, o per difficoltà materiale a dispone della tessera elettorale. Grazie alla lotta di Luca Coscioni e di Piergiorgio Welby, il 27 gennaio 2006 il suo predecessore Ministro Giuseppe Pisanu, si rese promotore della legge n.22 per il diritto di voto domiciliare dei malati intrasportabili. Un primo successo, che però esclude chi, pur immobilizzato in un letto, non dipende «in modo continuativo e vitale da apparecchiature elettromedicali».

Eppure l'art. 48, comma 4, della nostra Costituzione parla chiaro: «Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale Irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge». Perché, dunque, il permanere di questa inaccettabile discriminazione? Abbiamo verificato le normative di altri Paesi, europei e non solo. Il risultato è inconfutabile: la violazione del diritto di voto di persone pienamente legittimate ad esercitarlo riguarda praticamente solo l'Italia. La maggior parte delle Nazioni prevedono il voto per corrispondenza o, in assenza, il voto a domicilio o per procura. Senza contare i non vedenti, che in Italia possono essere accompagnati da un elettore che li assista al momento del voto: è così difficile prevedere schede elettorali in braille o in rilievo? C'è chi sostiene l'insostenibile e cioè che varare un'efficace normativa in materia "sarebbe troppo costoso", o che "in Italia non ci si può fidare del voto per corrispondenza o per procura". Crediamo che nel 2008 siamo più che attrezzati per evitare abusi, e che se c'è un settore dove lo Stato ha il dovere di "spendere" è proprio quello dell'esercizio effettivo del potere democratico.

Veniamo alle proposte: Le chiediamo di emanare una circolare del suo ministero indirizzata ai comuni affinchè - pur considerando la carente normativa vigente - si attivino al massimo per consentire il diritto di voto dei disabili e dei detenuti che non hanno perso i loro diritti civili; inoltre, fidandoci della Sua conoscenza della macchina dello Stato e della Sua sensibilità, Le chiediamo di aiutarci a predispone un disegno di legge affinché quella della imminente scadenza elettorale sia l'ultima volta in cui diritti fondamentali siano così palesemente calpestati. Sapremo lottare per farlo approvare dal prossimo Parlamento. Con fiducia, rispetto e stima.

21-III-08, notizieradicali