Panchen Lama secuestrado y monjes asesinados

Che fine ha fatto il legittimo Panchen Lama?
C’è un bambino di cui dal 14 maggio 1995 si sono perse le tracce. E’ un tibetano ed è stato rapito dal governo di Pechino quando aveva appena sei anni. La sua “grave” colpa sta nell’essere stato direttamente riconosciuto, dopo lunghi e complessi accertamenti, dal Dalai Lama come la reincarnazione dell’undicesimo Panchen Lama, la seconda carica più importante dal punto di vista spirituale e politico dei tibetani. Si chiama Gedhun Choekyi Nyima e Pechino, che nel 1996 ha ammesso di detenerlo con la sua famiglia in “custodia preventiva”, lo ha sostituito con il coetaneo Gyaltsen Norbu, figlio, guarda caso di due funzionari comunisti cinesi. Quando venne fatto sparire, Gedhun Choekyi Nyima, nato il 25 aprile 1989 a Lhari, nel Tibet centrale, fu definito “il più giovane prigioniero politico del mondo”. Il Dalai Lama, cui secondo un’antichissima tradizione compete di effettuare il riconoscimento del Panchen Lama (Panchen= grande studioso, Lama=maestro spirituale – come il Dalai Lama è l’emanazione di Avalokiteshvara o Cenresig, “colui che osserva dall’alto”, il Buddha della Compassione Infinita, così il Panchen Lama lo è del Buddha Amitabha, lett. “Luce senza fine”), stabilì, il 14 maggio 1995, che fosse la reincarnazione di Lobsang Trinley Lhündrub Choekyi Gyaltsen, decimo Panchen Lama, morto a cinquantuno anni, sembra per improvviso arresto cardiaco, a Shigatse il 28 gennaio 1989, cinque giorni dopo avere tenuto un discorso pubblico in cui denunciava la politica cinese in territorio tibetano.Figura controversa, il decimo Panchen Lama non aveva scelto la via dell’esilio preferendo restare nel Tibet occupato dai cinesi. Nel 1954 venne addirittura nominato vice presidente del Congresso Nazionale del Popolo Cinese.Durante la Rivoluzione culturale cinese, nel 1968, fu però imprigionato. Rilasciato nel 1977 fu messo agli arresti domiciliari a Pechino fino al 1982. Subito dopo la morte, le ricerche della sua reincarnazione furono affidate al lama Chadrel Rinpoche, del monastero di Tashilumpo sede tradizionale del Panchen Lama. Di ventotto candidati selezionati, ne furono scelti tre. Le informazioni furono successivamente trasmesse in India, direttamente al Dalai Lama, affinché terminasse la scelta consultando l’oracolo, interpretando i sogni, svolgendo, come prassi, ulteriori esami. Dopo l'annuncio che l'undicesimo Panchen Lama era stato individuato in Gedhun Choekyi, figlio di una famiglia di nomadi della regione di Nagchu, distante un centinaio di km da Lhasa, le autorità cinesi si irrigidirono e, come detto, fecero sparire il legittimo Panchen Lama sostituendolo con un altro imposto da loro. Chadrel Rinpoche fu arrestato insieme al suo segretario e l’esercito venne schierato attorno al monastero tibetano. Quarantotto lama furono arrestati. Uno di loro si suicidò piuttosto che arrendersi. Sengchen Lobsang Gyaltsen, monaco infiltrato dai cinesi, venne messo alla guida di Tashilumpo. Il 17 novembre 1995, settantacinque lama, pistola alle tempie, furono convocati a Pechino per divenire ostaggi della Cina. A chi abbia intenzione di approfondire l’argomento consigliamo il libro di Gilles Van Grasdorff “Panchen Lama, ostaggio di Pechino”, edito da Sperling & Kupfer nel 1998.Sono trascorsi tredici anni e un silenzio totale circonda ancora le sorti del legittimo Panchen Lama che, se vivo, compierà questo mese diciannove anni. In tutto questo tempo il governo cinese ha continuato a mantenere un atteggiamento arrogante, sprezzante, nei confronti delle (per la verità troppo deboli) pressioni della comunità internazionale.

Il vice-sindaco di Lhasa, Xiao Bai, ha dichiarato che Nyima sarebbe "in buona salute e conduce una vita normale e felice. Sta studiando al liceo e i suoi voti sono buoni. Per non rovinare la sua vita e quella della sua famiglia – ha aggiunto-  non permettiamo a nessun gruppo straniero di incontrarlo".

Da fonti bene informate è trapelata la notizia che Gyaltsen Tsepa Lobsang e Yangpa Locho, entrambi di settantuno anni, sono stati trovati impiccati fra settembre e novembre dello scorso anno nel monastero di Tashilhumpo. Secondo alcuni lama locali, il governo e gli abati del monastero imposti dai cinesi hanno sempre umiliato ed ostracizzato i due monaci accusandoli di essere stati tra gli istigatori della rivolta avvenuta nella prima metà degli anni Novanta e, soprattutto, gli autori del riconoscimento del legittimo undicesimo Panchen Lama.Lo scorso settembre Pechino ha emanato una legge che pretende di “regolare” le reincarnazioni nel buddhismo tibetano, lasciando margine decisionale ai dirigenti politici e non ai religiosi. In questo modo il governo cinese fermare l’influenza della figura del Dalai Lama, garantendosi la fedeltà del suo successore. Pochi giorni dopo l’approvazione, Gyaltsen Tsepa Lobsang è stato trovato morto e Yangpa Locho due mesi dopo. I due anziani monaci sarebbero stati tra coloro che avrebbero dovuto riconoscere il prossimo Dalai Lama.Urgen Tenzin, direttore del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, è convinto che la loro morte faccia parte della campagna di repressione di Pechino in vista delle imminenti Olimpiadi.

La Cina, responsabile del genocidio culturale ed etnico del popolo tibetano, si intromette, dunque, in ogni aspetto della vita del Paese delle Nevi arrivando a fomentare attriti anche nella comunità religiosa come quelli scaturiti intorno al culto di Dorje Shugden, spirito talmente pericoloso e incontrollabile da spingere lo stesso Dalai Lama a sconsigliarne la pratica ai seguaci più diretti, ai membri del governo in esilio, a coloro che ricevono iniziazioni tantriche. Per la cronaca, nel febbraio del 1997, alla vigilia del Capodanno tibetano, Lobsang Gyatso, direttore della Scuola di dialettica e autore di durissimi pamphlet contro il culto di Shugden, è stato “misteriosamente” trucidato a coltellate assieme a due monaci a Dharamsala proprio di fronte alla residenza del Dalai Lama…

2-IV-08, Francesco Pullia, notizieradicali