por la pública transparencia de los cargos electos

Per un\

Es hora de pasar a la reforma liberal de las Instituciones.

Registro civil público de los electos:

que se pongan a disposición en la red/internet las actas del milloncito de electos, entre diputados, senadores, consejeros y entourage para poder conocer opciones y comportamientos de todos los electos, inseriendo un elemento que hasta ahora ha connotado sólo a los Parlamentos de las grandes democracias anglosajonas.

Llamamos a las Instituciones a hacer aquello que, nosotros, hemos hecho siempre.

Los Radicales han, desde siempre, puesto la cuestión de la publicidad de la vida institucional, del einaudiano "conocer para deliberar", como elemento fundamental de una verdadera democracia. En 1976, apenas llegados a Montecitorio, los cuatro diputados radicales organizaron transmisiones “piratas” de las sesiones paralamentarias haciendo viajar -por primera vez en la historia italiana- las voces de los parlamentarios sobre las ondas de Radio Radicale, nacida apenas un año antes.

Con un Fiat cinquecento (el seiscientos italiano, ndt) dotado con un teléfono volante (entonces no había móbiles) los técnicos de Radio Radicale captaban la señal de los altavoces de los despachos de los parlamentarios y la retransmitían via ondas hertzianas. L’allora presidente della Camera Nilde Jotti ingaggiò una vera e propria guerra contro l’ennesimo “scandalo” radicale togliendo a ripetizione il segnale. Alla fine, i radicali la spuntarono semplicemente perché si erano basati su un principio costituzionale: “le sedute sono pubbliche” (art. 64). Le sedute erano sì “pubbliche”, ma solo per i giornalisti parlamentari che poi facevano i resoconti sulle loro testate, per chi chiedeva seguendo una defatigante trafila burocratica l’accesso ai resoconti stenografici e per i pochissimi che potevano entrare perché invitati da un eletto. Da quel momento furono pubbliche per tutti e, finalmente, l’elettore comunista poté ascoltare in diretta la viva voce di Enrico Berlinguer, così come quello “fascista” l’intervento di Giorgio Almirante.Le proposte che i parlamentari sono riusciti a far passare nel corso della XV e XVI legislatura sulla riduzione dei costi e sulla possibilità di controllo da parte dei cittadini dell’attività dei singoli parlamentari, sono un primo punto di partenza. Ma questa è la classica proposta radicale che può e deve riguardare ogni livello istituzionale.

I Radicali lo fanno a partire da loro stessi.

Unico partito che trasmette in diretta o in differita da Radio Radicale, o comunque pubblica integralmente on line sui siti radicali, tutte le riunioni di Direzione, i Congressi, le Assemblee e ogni manifestazione.Pannella, per suo conto, usa rendere pubblici tutti i suoi interventi via e-mail in Internet, pubblicando integralmente le risposte – che non siano private e assicurando il rispetto delle norme elementari della privacy – ricevute negli ultimi due anni, che restano e resteranno accessibili a tutti, lettori, curiosi e studiosi.

Riforme di stampo anglosassone.

Mentre cerchiamo di perseguire le necessarie riforme di stampo anglosassone, come Radicali italiani abbiamo deciso di scegliere, come priorità di iniziativa per i prossimi mesi, una straordinaria mobilitazione di opinione pubblica e istituzionale volta a conquistare la grande riforma che faccia della persona candidata ed eletta il soggetto costitutivo di ogni forma di aggregazione e rappresentanza politica, una riforma istituzionale che è quella di rendere tutti gli eletti conoscibili e valutabili, loro stessi e non per il tramite dei loro partiti, assicurando trasparenza e possibilità di partecipazione, individuando come strumento concreto l’Anagrafe pubblica degli eletti. Un progetto, che prevede inizialmente la realizzazione di un portale che garantisca la trasparenza dell’attività degli eletti, garantendo, al tempo stesso, al cittadino il diritto di conoscerla anche nelle fasi del processo decisionale.E’ questa un’iniziativa davvero strutturale: tutti gli eletti divengono conosciuti.

Un recupero in pieno del fondamento della democrazia liberale: il “conoscere per deliberare”.

Al singolo cittadino deve essere garantito l’accesso, a partire dall’utilizzo del web, ad una vasta documentazione che permetta di conoscere l’operato di ogni singolo eletto, nonché di coloro che esercitano un’attività pubblica. Questa è una riforma fondamentale per restituire legalità e reale democrazia al Paese e alle sue Istituzioni.

No all’antipolitica.

In tempi in cui anche le richieste più giuste di moralizzazione sono piegate al vento di una ondata demagogica che trova nel “vaffa” la sua più significativa espressione e che si traduce ancora una volta in un pericoloso e generale antiparlamentarismo, non possiamo abbandonare il campo lasciando che sia l’antipolitica - e solo l’antipolitica - il grillismo, il dipietrismo, ad “occuparsene” e, come si suol dire, fare di tutta l’erba un fascio. A tutti i livelli istituzionali occorre garantire ai cittadini la possibilità di poter conoscere con facilità non soltanto l’attività svolta dai vari enti, ma anche quei dati inerenti l’attività degli eletti, integrale e senza filtri, rendere disponibili, di facile accesso e consultazione, atti e informazioni. Occorre dare ad ognuno la possibilità di conoscere l’operato di ogni singolo consigliere e assessore regionale, comunale, provinciale, dei sindaci, e di tutti coloro che esercitano un’attività pubblica.Quante volte sono presenti e assenti. Come e se lavorano. Con quali metodi o espedienti. Se sono assenteisti o quante volte e come votano, in plenaria o nelle commissioni. Quante e quali “missioni”, fraudolentemente o no, si attribuiscono.Quali e quanti strumenti regolamentari usino: interrogazioni, interpellanze, mozioni, ordini del giorno, prese di parola. E ancora: quali le loro situazioni patrimoniali, immobiliari, finanziarie, fiscali, societarie, i loro incarichi remunerati…Consentire la pubblicità delle discussioni affinché il cittadino abbia gli strumenti per una partecipazione attiva alla vita politica e democratica del Paese.Molti di questi dati sono già “pubblici”, cioè, per come è reso tutto ciò che è pubblico in Italia, spesso clandestini o irrintracciabili per i normali cittadini.Ma oggi v’è la possibilità e quindi la necessità che questi dati siano davvero a disposizione di tutti. E sarà questo, finalmente, il vero strumento per riconoscere e premiare i migliori, i più capaci e onesti.La conoscenza dovrà riguardare anche tutto ciò che concerne le nomine, le società interamente pubbliche e quelle partecipate, insomma la pubblica amministrazione tutta.

Una risposta concreta.

Oggi, grazie alla rivoluzione digitale e a Internet, è tecnicamente possibile recuperare il rapporto diretto tra elettori ed eletti, a tutti i livelli istituzionali, che i mezzi di comunicazione di massa hanno in parte pregiudicato, a vantaggio spesso di una politica opaca o di facciata. Il controllo è l’essenza stessa della democrazia, Ernesto Rossi l’aveva capito prima di tutti. Nella possibilità da parte dei cittadini di esercitare il controllo su chi li governa si compie infatti, il senso di un sistema democratico.Ed è proprio in questa direzione che va la proposta radicale di istituire un’anagrafe degli eletti: uno strumento della democrazia diretta che pone il candidato e l’eletto sotto la lente dell’elettore, in modo che questi possa conoscerlo, seguirlo nella sua attività politica, monitorare le sue scelte e anche i suoi interessi. Tutte informazioni indispensabili a garantire al cittadino un voto consapevole.L’iniziativa dell’anagrafe degli eletti passa per l’informatizzazione dei canali di comunicazione istituzionali, una tappa obbligata per aprire finalmente la strada alla nuova frontiera della e-democracy.La nostra proposta si basa innanzitutto sul principio della trasparenza; motivo per cui chiediamo che di ciascuna istituzione vengano messi in rete: link al sito istituzionale; bilancio interno con allegati; composizione dell’istituzione; presenze e comportamento di voto degli eletti; atti presentati in tutte le articolazioni dell’istituzione, iter e conclusione; atti adottati dalle singole articolazioni dell’istituzione. Di ciascun eletto, invece, chiediamo che vengano pubblicati: dati anagrafici; codice fiscale, dato identificativo al fine di disporre – appunto – di un’anagrafe degli eletti e, di ciascuno, gli incarichi elettivi ricoperti nel tempo; dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari relativi all’anno precedente l’elezione, degli anni in cui ricopre l’incarico e di quelli successivi; dichiarazione da parte dell’eletto dei finanziamenti ricevuti, dei doni, dei benefici o di altro assimilabile; registro delle spese degli eletti, comprensive di quelle per lo staff, spese telefoniche e dotazione informatica; atti presentati con iter fino alla conclusione; quadro delle presenze ai lavori e i voti espressi sugli atti adottati dall’istituzione cui appartiene. Questo ultimo punto è per noi fondamentale, prioritario, perché consente al cittadino di controllare a mano a mano che l’eletto esplica il suo mandato le specifiche iniziative e anche quanto queste corrispondano al programma elettorale.Tutti questi dati dovranno essere accessibili e in un formato standard aperto, così da poter essere elaborati e incrociati.

La moralizzazione della politica passa anche da riforme come questa.

Se l’anagrafe degli eletti fosse già stata introdotta ad ogni livello istituzionale, così come chiediamo, probabilmente avremmo da tempo sanato alcune delle ferite inferte alla democrazia e evitato illegalità ad ogni livello.

Occorre attuare una riforma della politica e della democrazia.

La riforma, il cambiamento sia delle istituzioni che dei partiti, vanno individuati ponendo al centro la persona. Occorre saper intercettare e conquistare alla radice quelli che potremmo definire i nuovi diritti civili e politici, ma anche - trovandoci in Italia, un paese dove non c’è né democrazia, né stato di diritto - si tratta di rispettare diritti già previsti dalla nostra Costituzione e sistematicamente violati.Il “che fare” deve partire essenzialmente dalla riforma della politica attraverso la riforma delle organizzazioni politiche, delle istituzioni, delle nuove forme di partecipazione. E’ imprescindibile la scelta di un sistema elettorale capace di avvicinare l’eletto all’elettore e, nel frattempo operare anche la scelta di riformare i partiti a partire da un principio semplice e chiaro: la libertà di associazione. In un paese come il nostro dove viene pressoché negata, a tutti i livelli, la possibilità di partecipare e di avere la facoltà di decidere, anche con il voto, vedi le liste elettorali bloccate e senza preferenze, si tratta di passare da un sistema di democrazia esclusivamente rappresentativa, (quale è ora di fatto quello italiano), a un sistema di democrazia partecipativa e anche diretta.Che sia, quello in atto, un sistema rappresentativo, anzi, sempre più oligarchico, lo dimostra il fatto che nel nostro paese è precluso ai cittadini l’uso della seconda scheda, quella referendaria, che pur prevista sin dall’inizio dalla Costituzione è stata attivata per la prima volta soltanto all’inizio degli anni settanta, per poi essere di fatto annullata dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.Il sistema elettorale maggioritario in senso uninominale, con leggi elettorali uniformi per parlamento, consigli regionali e consigli comunali è l’unico che può tenere al centro la persona, superando le logiche partitiche e partitocratriche; ed è anche quello che consente il rapporto diretto sul territorio, rapporto che consente a sua volta il superamento della logica centralistica praticata oggi dai partiti. Tale processo non riguarda solo i partiti e le istituzioni, deve riguardare la collettività tutta, la democrazia si conquista attraverso la pubblicità e la conoscibilità, fornendo strumenti di partecipazione diretta e attiva alla vita politica del Paese.In alcuni casi i siti istituzionali contengono di già molti dati, ma occorre che questi siano effettivamente fruibili ai più.Infatti, spesso, si registrano barriere di varia natura circa l’accessibilità e la effettiva trasparenza di questi dati che, anche laddove non sono mancanti, sono spesso parziali e quasi sempre di difficilmente fruizione perché pubblicati con standard chiusi che ne impediscono l’estrapolazione e quindi l’elaborazione, oltre che l’individuazione.

“Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo” Gandhi.

La realizzazione di tutto ciò, non ha bisogno necessariamente di modifiche normative, occorre una sensibilizzazione su questo e interventi deliberativi di tipo diverso a seconda del livello Istituzionale.Mentre proseguiranno le attività in seno ai due rami del Parlamento italiano e al Parlamento europeo, come Radicali Italiani chiederemo a tutti i Comuni, Province e Regioni di adottare una delibera che li impegni a rendere pubblica e trasparente l’Istituzione e l’attività dei suoi membri.Su questo, l’apporto di ciascuno sarà determinante; occorre una mobilitazione dell’opinione pubblica.E’ una campagna che in qualche modo vuole accrescere anche la partecipazione al piacere della politica, quella con la P maiuscola e non sollecitare tendenze antipolitiche.Tutti coloro che sono interessati a questa proposta di riforma sono caldamente invitati a manifestarsi subito. Vorremmo che in ogni sito, in ogni blog vi fosse un’eco - d’adesione o di critica - di questa battaglia, così come - territorialmente – in ogni paese vi fosse chi la rappresenti, la promuova, si coordini con noi e con ogni altro che la condivida.

SCRIVETE SUBITO:
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Duecento euro di iscrizione non sono una quota simbolica o di mero sostegno, sono il dato concreto della partecipazione ad un progetto politico. Quello che abbiamo individuato in questi mesi estivi e di inizio autunno per l’incardinamento dell’Anagrafe pubblica degli eletti, può essere rivoluzionante.

18-IX-08, notizieradicali