Consejo de Seguridad ONU: ¿frenar el juicio al Presidente de Sudán?

Hoy, los senadores radicales Marco Perduca y Donatella Poretti han depositado una interrogación parlamentaria urgente dirigida al Ministero degli Esteri para preguntar qué posición va a tomar Italia, como miembro 'rotatorio' del Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas, respecto a la posibilidad de suspensión de las acciones de la Corte Penal Internacional contra el Presidente de Sudán, Omar Al-Bashir.

El Procurador de la CPI, Luis Moreno Ocampo, presentó el 14 de julio pasado a los jueces de la Cámara Preprocesal de la Corte la documentación probatoria, unida a la petición de incriminación por genocidio, crímenes de guerra y crímenes contra la humanidad contra el Presidente de Sudán. Tal acción ha inmediatamente desencadenado la formación de dos frentes opuestos en los que gobiernos, ONGs y opinión pública se han posicionado a favor o en contra de la oportunidad de este acto de tal gravedad.

Da una parte infatti, vi è un movimento compatto di coloro che ritengono che la giustizia e l’attribuzione delle responsabilità per gravi crimini siano condizioni necessarie per avviare un serio percorso di pace, dall’altra si va formando uno schieramento di chi ritiene che l’incriminazione del Capo di Stato sudanese in questo momento rischierebbe di interrompere il processo di pace e anzi di alimentare una recrudescenza del conflitto e delle atrocità.

Il Consiglio di Sicurezza ha tra le sue prerogative – secondo l’articolo 16 dello Statuto della Corte - quella di sospendere per un anno le azioni della Corte Penale Internazionale: è necessario però un voto unanime dei cinque membri permanenti.

Saranno decisive quindi in queste ore le posizioni dei Paesi membri del CdS.

In attesa della decisione dei giudici della CPI se confermare le richieste del Procuratore Ocampo o meno, i radicali chiedono all’Italia se intenda confermare l’azione politica in favore della CPI mantenuta e riaffermata nel corso dei dieci anni trascorsi dalla sua istituzione, opponendosi ad una azione di sospensione e pronunciandosi a favore – se del caso – del luogo a procedere nei confronti di Al-Bashir.

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Di seguito il testo della risoluzione:

Corte Penale Internazionale: Interrogazione urgente al Ministro degli Esteri

Senatori Marco Perduca e Donatella Poretti

Considerato che il 31 marzo 2005 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato con 11 voti favorevoli e quattro astensioni una risoluzione che demandava la questione delle atrocità commesse nel Darfur alla Corte Penale Internazionale (CPI). 

Tenuto conto che si tratta di un'iniziativa fortemente voluta dai membri permeanenti Francia e Gran Bretagna anche a nome dell'Unione europea e che per la prima volta il Consiglio di Sicurezza, tra i cui membri permanenti ve ne sono tre che non hanno ratificato lo Statuto di Roma della CPI (Russia, Cina e Stati Uniti), ha applicato l'articolo che prevede che il supremo organo dell'Onu possa deferire alla Corte l'esame di crimini commessi nel territorio di un paese che non ne ha preventivamente accettato la giurisdizione, riconoscendo così alla giustizia penale internazionale esercitata dalla Corte un effettivo ruolo sovranazionale, complementare ai poteri del Consiglio di Sicurezza in materia di scurezza internazionale.

Considerato che il 14 luglio scorso, il procuratore capo della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha chiesto alla camera preliminare competente della Corte di confermare l'incriminazione formale contro il Presidente sudanese Omar al-Bashir per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio in riferimento alla campagna di violenza, stupri e deportazioni ai danni della popolazione del Darfur. 

Considerato che i giudici della Camera preliminare della Corte devono ancora emttere se confermare o meno il mandato d'arresto. 

Considerato il persistere di una situazione di generale instabilità dettata dal proseguimento di un conflitto a bassa tensione che vede obiettivo degli attacchi non soltanto la popolazine civile nel Darfur ma anche ritorsioni e vendette da parte delle milizia attive nell'area mirate ai danni degli operatori internazionali, dei funzionari delle Nazioni Unite e dei 9mila peacekeepers di Onu e Unione Africana dispiegati in Darfur.

Considerato che l'Articolo 16 dello statuto di Roma, relativo alla "Sospensione delle indagini o dell'esercizio dell'azione penale" recita " Nessuna indagine e nessun procedimento penale possono essere iniziati o proseguiti ai sensi del presente Statuto per il periodo di dodici mesi successivo alla data in cui il Consiglio di Sicurezza con risoluzione adottata ai sensi del Capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite, ne abbia fatto richiesta alla Corte; tale richiesta può essere rinnovata dal Consiglio con le stesse modalità."

Considarato che l'Italia è membro a rotazione del Consiglio di Sicurezza fino alla fine del 2008 e che fonti di stampa internazionale imputano a Cina e Federazione russa iniziative diplomatiche volte alla sospensione del procedimento avviato il 14 luglio scorso dal Procuratore.

Considerando che la risoluzione 1828 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 31 luglio scorso relativamente al rinnovo del mandato della missione di pace congiunta delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana nel Darfur (UNAMID) contiene un riferimento alla richiesta dell'Unione Africana di sospendere il procedimento avviato dal procuratore della CPI nei confronti del Presidente Sudanese Omar Al-Bashir, conformemente all'Articolo 16 del trattato di Roma.

Considerato il ruolo da sempre esercitato da tutti i governi italiani dall'inizio degli anni Novanta ad oggi relativamente alla promozione della giustizia internazionale,

si chiede di sapere quale sia la posizione dell'Italia relativamente alla paventata sospensione delle indagini sulle presunte responsabilità della più alta carica dello stato sudanese.

Se l'Italia ritiene che tale questione debba essere inclusa nell'agenda del prossimo Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne.

3-X-08, notizieradicali